GESU' VA A SALVARE  ZACCHEO
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Mediante lo Spirito, Gesù risorto porta a compimento la storia

Ultimo Aggiornamento: 06/03/2011 18:30
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06/03/2011 18:30

Luis A. Gallo

 


 

 

 


 

Mediante lo Spirito, Gesù risorto porta a compimento la storia

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In un bel salmo dell’Antico Testamento si dice che, mediante il suo spirito, Dio «rinnova la faccia della terra» (Sal 104,30). Nella tradizione ecclesiale questo spirito è stato identificato con lo Spirito Santo, al quale viene attribuito il rinnovamento della terra nella preghiera in cui si chiede a Dio il suo invio. Per «terra» s’intende qui l’intera creazione chiamata all’esistenza dall’amore di Dio. La frase del salmo sembrerebbe anticipare in maniera estremamente condensata ciò che fece Gesù di Nazaret durante la sua attività in ordine al regno di Dio, e ciò che poi Dio fece in lui stesso nella Pasqua.

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L’agire di Gesù in ordine ad una «terra rinnovata»

Anzitutto, durante la sua attività per il regno, Gesù, guidato e sostenuto costantemente dallo Spirito che lo sospingeva dal di dentro, lavorò con passione per «rinnovare la faccia della terra», ossia per restituire la creazione alla bellezza e alla dignità che le spettano secondo il disegno di Dio (Gn 1,4.10.12.18.21.25.31). Soprattutto quella porzione della creazione che, stando alle prime pagine della Bibbia, ne è il centro e il culmine: l’essere umano. Lo trovò spesso deturpato, con il volto abbattuto e avvilito, come Adamo ed Eva dopo aver mangiato la frutta (Gn 3,8-19), o come Caino dopo la sua terribile azione fratricida (Gn 4,6). Quell’essere umano chiamato ad essere immagine e somiglianza del Dio Vivente (Gn 1,27-28), gli appariva davanti più di una volta come un rudere, vittima di una deplorevole devastazione. E con lui, anche la natura. S. Paolo afferma che essa è «sottoposta alla vanità» (Rm 8,20), il che secondo la Bibbia significa che non raggiunge lo scopo per il quale è chiamata all’esistenza.

Gesù trovò più di una volta uomini e donne in queste condizioni sulla sua strada. E rinnovò davvero la loro faccia, cambiando radicalmente la loro situazione miserevole. Bastano pochi casi emblematici per illustrarlo. Uno è quello, già anteriormente ricordato, del suo commovente incontro con il lebbroso che gli chiese fiduciosamente di guarirlo (Mc 1,40). Si trattava di un essere umano profondamente deturpato nel suo aspetto corporale, ma anche in quello sociale, dal momento che doveva isolarsi allontanandosi dal rapporto con gli altri, perfino con i più cari, e soprattutto dal punto di vista religioso, poiché veniva considerato oggetto di un castigo divino. La reazione che lo Spirito suscitò in Gesù fu quella di una profonda commozione - «toccato nelle sue viscere», dice il vangelo - e, allo stesso tempo, di un’efficace volontà di trasformazione: «Stese la mano, lo toccò e gli disse: lo voglio, guarisci!». E l’inaudito avvenne: l’uomo fu restituito alla sua integrità corporale: «Subito la lebbra scomparve ed egli guarì» (Mc 1,42). Di conseguenza, fu anche in qualche modo risanato in tutti gli altri aspetti della sua vita che erano coinvolti dalla sua terribile situazione. Davvero, in questo caso, attraverso l’intervento di Gesù «fu rinnovata la faccia della terra».

Un altro caso è quello dell’uomo posseduto da una legione di «spiriti immondi», con il quale Gesù s’imbatté nella zona dei Geraseni (Mc 5,1-17). C’erano dentro a quell’infelice delle forze tremende, totalmente incontrollate, che lo riducevano in uno stato di autentica pazzia. La descrizione che ne fa il vangelo di Marco è realmente patetica: abitava tra le tombe, cioè nel regno della morte e di conseguenza nella massima impurità rituale, si feriva costantemente percuotendosi con pietre, e nessuno riusciva a domarlo perché egli rendeva inefficace ogni tentativo di ricuperarlo alla serena convivenza con gli altri. Un uomo, quindi, in uno stato palesemente rovinoso, in cui la dignità umana si trovava estremamente ferita e menomata. Anche davanti a lui Gesù reagì e, con la serena maestà della sua parola, riuscì a restituirgli la dignità, liberandolo da quelle forze nocive che si portava dentro: così lo incorporò nella normale convivenza con gli altri. Il racconto si chiude, infatti, con la descrizione della nuova situazione provocata dal suo intervento: «[I mandriani] giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla legione» (Mc 5,15). Gesù stesso, secondo le testimonianze evangeliche, attribuì questo e altri simili suoi interventi alla forza dello Spirito presente in lui: «Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio». Il «dito di Dio» era una metafora utilizzata ai suoi tempi per riferirsi allo Spirito Santo.

Ancora un caso, scelto tra tanti, illustra quest’impegno di Gesù per rinnovare l’umanità devastata e portarla ad una condizione degna della sua vocazione: è quello di Zaccheo (Lc 19,1-10). Apparentemente egli stava bene. Era ricco, anzi, molto ricco, poiché, essendo capo dei pubblicani, aveva approfittato il suo mestiere per ricavare grossi proventi, non sempre leciti come si desume dalla narrazione evangelica. Possedeva una bella casa e, molto probabilmente, una famiglia gratificante. Ma il suo cuore era guasto. Egli infatti aveva frodato la gente per soddisfare i suoi interessi. Probabilmente aveva sfruttato i poveri, poiché erano i più indifesi, data la loro ignoranza delle esigenze della Legge anche in materia di tasse. Due ordini di rapporti erano manifestamente sconvolti in lui, quello con il denaro, che egli aveva trasformato in un idolo al quale soggiaceva servilmente (Mt 6,24), e quello con gli altri uomini, soprattutto con i poveri, che aveva convertito in oggetto di sfruttamento. Di conseguenza, anche il suo rapporto con Dio restava stravolto, dal momento che non faceva ciò che Egli richiedeva. L’incontro con Gesù lo trasformò radicalmente. Infatti, alla fine del pranzo, dopo aver dialogato con il suo gradito ospite, egli, alzatosi in piedi, disse con grande determinazione: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto» (Lc 19,8). D’un colpo tutti i suoi rapporti fondamentali si trasformarono: con i poveri, con il denaro, con Dio stesso. Si spiega così che Gesù abbia detto, dando pubblica conferma all’avvenuto: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa» (Lc 19,9). Ancora una volta egli aveva «cambiato la faccia della terra», trasformando il cuore di un uomo e restituendolo all’autenticità della sua dignità umana.

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In Gesù risorto, «i cieli nuovi e la terra nuova»

Anche Gesù fu, in certo senso, una «terra sfigurata», perché anche lui partecipò della condizione umana, essendo divenuto «in tutto simile ai fratelli, escluso il peccato» (Eb 2,17; 4,15). Nel quarto Canto del Servo del libro d’Isaia, che i discepoli videro realizzato in lui soprattutto nel momento della sua passione, il futuro Servo di Dio veniva descritto in questi termini: «Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima» (Is 53,2-3). Fu precisamente ciò che avvenne alla fine della sua vicenda, quando fu imprigionato, processato, flagellato, condannato a morte e sottoposto al più ignominioso dei supplizi, la croce (Mt 27,27-50 e par.).

Ma il Padre, mediante lo Spirito, intervenne con la sua potenza vivificante per rinnovarlo radicalmente. Veramente in lui «si rinnovò la faccia della terra». Egli venne invaso dalla vita in pienezza, e ogni limite scomparve. La presenza dello Spirito lo rese davvero nuovo. Egli, come dice Paolo, divenne «l’uomo della fine» (1 Cor 15,45), ossia l’uomo pienamente realizzato secondo il progetto di Dio, il compimento di quello che avevano tratteggiato le prime pagine della Bibbia narrando in maniera altamente poetica la creazione dell’uomo (Gn 1,26-27; 2,7.18-23), e cioè un essere in totale comunione con Dio e con gli altri, e in perfetta armonia con la natura. Gesù risorto è interamente nuovo perché è figlio in pienezza di Dio (Rm 1,4), fratello in pienezza degli uomini (Gv 15,13), signore in pienezza del creato (Col 1,17). E con lui lo Spirito rese germinalmente nuova l’intera umanità e la creazione tutta. Nella sua persona ormai glorificata, sono arrivati «i cieli nuovi e la terra nuova» di cui parlano i testi del Nuovo Testamento (2 Pt 3,13; Ap 21,1).

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L’annuncio di una grande vittoria dello Spirito

Eppure, l’esperienza attesta palesemente che la terra continua a dare segni di una grande degradazione: gli esseri umani, anzitutto, ma anche la natura che li attornia e in mezzo alla quale essi vivono. Esistono ancora nel mondo delle condizioni di vita estremamente negative a livello collettivo e a livello individuale: guerre fratricide, ingiustizie e sopraffazioni, emarginazioni antiche e nuove nel nome della razza, della religione, dell’ideologia, del sesso, fame di milioni di persone, prevaricazioni sui più deboli, violenze di tutti i tipi, malattie corporali e psichiche, senso diffuso di solitudine e di perdita del senso della vita, falsi modi di rapportarsi con Dio, contaminazione dell’aria e dell’acqua, devastazione delle foreste… Sembrerebbe regnare più la morte che la vita in questa terra fatta dall’amore di Dio per gli uomini. Come diceva già ai suoi tempi S. Paolo, «la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto», e «attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,19.22). Lo stesso Apostolo afferma che è lo Spirito, posseduto come primizia, che mantiene vivo il desiderio della liberazione dell’uomo e dell’intera creazione dalla caducità e dalla disperazione.

Il concilio Vaticano II ha ripreso questa linea di riflessione e l’ha portata avanti con grande coerenza. Esso affermò, nella costituzione Gaudium et Spes, che lo Spirito è attivamente presente nell’evoluzione della storia umana (n. 26). Ancora di più, concludendo il capitolo dedicato all’attività umana nel mondo, aggiunse che Gesù Cristo, costituito Signore mediante la risurrezione, opera nel cuore degli uomini con la potenza del suo Spirito, non solo suscitando il desiderio del mondo futuro, ma anche ispirando, purificando e fortificando quei generosi sforzi con cui la famiglia umana cerca di render più umana la propria vita e di ordinare a questo fine tutta la terra (GS 38a). Come a dire che tutto ciò che viene fatto dagli uomini, siano essi credenti o no, in ordine a fare più umana l’umanità, ha la sua fonte ultima nello Spirito. O ancora, che lo Spirito Santo che promana dal Cristo risorto verso gli uomini è la forza umanizzante della storia; è la fonte che nutre, purifica e rafforza ogni sforzo fatto in quella direzione; è Colui che, quale potenza divina, aiuta gli esseri umani a diventare umani, sempre più veramente umani.

L’ultimo libro del Nuovo Testamento, l’Apocalisse, è un grande grido di speranza in mezzo alle difficoltà laceranti di cui è piena la storia: nonostante tutto e al di là di quel che può apparire agli occhi umani, Dio è all’opera nel mondo, e per mezzo di Gesù risorto, l’Agnello immolato che ha nelle sue mani il senso della storia (Ap 5,7), e per mezzo dello Spirito che con la Sposa invoca la venuta dello Sposo (Ap 22,17), la porta irresistibilmente verso la sua pienezza. Alla fine dei tempi Egli avrà interamente «rinnovato la faccia della terra», poiché allora, adempiendo le antiche profezie, «non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate». Colui che siede sul trono dirà allora: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,4-5).

PER IL LAVORO PERSONALE E DI GRUPPO

  1. Ripassa nella tua mente gli aspetti della «terra» che hanno bisogno di trasformazione: della terra che sei tu stesso nella tua corporalità, nella tua psiche, nei tuoi rapporti con gli altri, con Dio, con le cose, con te stesso; della terra che è l’umanità nella sua convivenza collettiva, nel suo rapporto con la natura…
  2. Pensa a quanto bisogno c’è d’invocare lo Spirito affinché «rinnovi la faccia della terra».

Preghiera

«Manda il tuo Spirito e tutto sarà creato,

e rinnoverai la faccia della terra».

O Dio, amico della vita,

creatore del mondo e dell’umanità,

riversa il tuo Spirito nel cuore di ogni essere umano,

perché tutto ciò che è malato venga guarito,

tutto ciò che storto venga raddrizzato,

tutto ciò che è vecchio venga rinnovato,

tutto ciò che è inquinato venga mondato,

tutto ciò che è morto venga vivificato.

Amen!






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