Da Pietro al Papato

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Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:51
Da Pietro al Papato
di Fausto Salvoni


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INDICE

Presentazione dell'Autore

Prefazione

Capitolo Primo Pietro uno dei Dodici Apostoli
Excursus 1 Gli Apostoli e i Dodici
Capitolo Secondo Il «Tu sei Pietro» nella sezione comune
Capitolo Terzo Il «Tu sei Pietro» nel brano mattaico
Excursus 2 L'interpretazione patristica del «Tu sei Pietro»
Capitolo Quarto Il presunto conferimento del primato: dalla passione di Cristo alla Pentecoste
Capitolo Quinto L'apostolo nella Chiesa nascente
Capitolo Sesto Pietro scrittore
Capitolo Settimo La persona di Pietro nei primi secoli della Chiesa
Capitolo Ottavo (1) L'ipotesi del Pietro fondatore della Chiesa romana (1 )
Capitolo Ottavo (2) L'ipotesi del Pietro fondatore della Chiesa romana (2)
Excursus 3 Dagli apostoli ai vescovi
Capitolo Nono Dal collegio presbiteriale all'episcopato monarchico
Capitolo Decimo Verso il primato della Chiesa romana
Capitolo Undicesimo Reazioni episcopali alle pretese romane
Capitolo Dodicesimo La «questione» degli appelli
Capitolo Tredicesimo (1) Il potere temporale dei papi (1)
Capitolo Tredicesimo (2) Il potere temporale dei papi (2)
Capitolo Quattordicesimo (1) Sviluppo del potere spirituale del papato (1)
Capitolo Quattordicesimo (2) Sviluppo del potere spirituale del papato (2)
Capitolo Quindicesimo (1 ) Il problema dell'infallibilità papale: dalle origini all'odierno dissenso teologico (1)
Capitolo Quindicesimo (2) Il problema dell'infallibilità papale: dalle origini all'odierno dissenso teologico (2)
Capitolo Sedicesimo Qualche parola di conclusione
Appendice Elenco dei papi secondo la Chiesa Cattolica
Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:52
PRESENTAZIONE DELL'AUTORE
II professor Fausto Salvoni(1907-1982), nato a Rudiano (Brescia) il 2 ottobre 1907, ha compiuto i suoi studi prima a Milano, dove ha conseguito la laurea in teologia, e poi a Roma dove ha ottenuto la licenza in Sacre Scritture. Ha collaborato a varie riviste tra cui Medicina e Morale , la Scuola Cattolica e ai primi tre volumi della Enciclopedia Cattolica. E' stato l'autore del volume la Pedagogia del Vangelo (1946) e del Dizionario Biblico (edito sotto lo pseudonimo di Salvadori da Ceschina nel 1953). A lui si deve pure la preparazione del commento al libro dei Re che, in seguito a varie peripezie, fu edito da Marietti a cura del Garofalo (1950).

Uscito dal Cattolicesimo, e divenuto membro di una delle Chiese di Cristo in Italia, si dedicò alla predicazione del Vangelo nella sua purezza originaria per mezzo di opuscoli e della predicazione diretta. Dal 1952 iniziò a tenere pubbliche conferenze nelle principali città italiane ed europee incontrando nella maggior parte dei casi il favore della gente.

Nel 1959 ha fatto dei viaggi anche negli Stati Uniti, dove nel 1969 è divenuto « Associate Professor of Bible » presso l'Abilene Christian College in cui ha tenuto corsi monografici sul Cattolicesimo Moderno e sulla Storia dei Dogmi. Dal 1959 ha insegnato anche a Firenze presso la Scuola Biblica patrocinata da alcune Chiese di Cristo.

Dal 1966 ha diretto a MilanoIl Centro Universitario di Studi Biblici ( in seguito Libera Facoltà Biblica ) e la rivista « Ricerche Bibliche e Religiose ».

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:53
Avendo nel frattempo acquisito una certa fama nella ricerca biblica in campo nazionale e mondiale, è stato invitato, assieme al professor Italo Minestroni della chiesa di Cristo di Bologna, a collaborare alla preparazione della famosa Bibbia Concordata , edita da Mondadori nel 1968, della quale ha tradotto i libri delle Cronache, dei dodici Profeti Minori e il libro di Daniele; ha poi rivisto e corretto tutte le note e le introduzioni generali e particolari.

Da Pietro al Papato rappresenta l'opera di maggiori dimensioni da lui pubblicata. Anche se datata negli anni '70, rimane comunque un utile strumento per quanti desiderano approfondire la propria conoscenza in materia biblica

Altre opere dello stesso autore:

Dal Cristianesimo al Cattolicesimo
Sacerdozio e ministeri
Il battesimo
Confessione e perdono dei peccati
La Cena del Signore

Numerosi articoli sulle riviste:

Il Seme del Regno
Ricerche Bibliche e Religiose
Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:54
PREFAZIONE

«Pietro e il papato» l'oggetto di questo impegnativo saggio storico-religioso è certamente nell'ambito del cattolicesimo contemporaneo un tema quanto mai attuale e scottante, coinvolge infatti nella sua problematica l'essenza stessa della Chiesa Cattolica Romana, la quale, fondata com'è indefettibilmente sul principio della tradizione, pone al centro, anzi al vertice, di tutto il sistema ecclesiastico una Persona che « solo regna». « E' lui il fondamento della Chiesa, la causa della sua unità e stabilità »: non sono parole mie, le ha scritte un biblista cattolico italiano a conclusione di un libretto che si occupa appunto dei fondamenti biblici e storici del primato di Pietro(1) .

Il libretto risale al 1959 e veniva presentato con la dichiarata intenzione di favorire il dialogo ecumenico. Non trascorsero dieci anni da quella pubblicazione che, nell'ottobre del '69, quale conseguenza di tutta la crisi suscitata dal Concilio Vaticano Secondo, Roma vedeva in un'assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi dibattuto ad altissimo livello il problema del rapporto «primato papale» e collegialità episcopale. Ma, a priori, l'undici ottobre del 1969 Paolo VI ribadiva testualmente i noti principi tradizionali e dogmatici del ministero del Papa quale vicario di Cristo, che ha una responsabilità la quale « non potrà essere condizionata dall'autorità pur somma del collegio episcopale ». Si chiudeva così con una intransigenza, che certo non stupisce lo storico, l'ultimo grave scontro avvenuto nell'ambito dei rappresentanti più qualificati dell'intera cattolicità.

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:54
Il problema del primato del Papa, con il suo secolare gerarchismo (necessario portato del dogma dell'infallibilità che — si badi — è tale « per se stessa, non per il consenso della Chiesa » - Concilio Vaticano I, sessione IV, cap. 4), è certamente uno degli ostacoli maggiori sulla strada dell'ecumenismo, di quell'ecumenismo almeno che si preoccupa degli aspetti dottrinali e istituzionali.

Ma proprio a questo proposito noi abbiamo l'impressione che, nonostante tutta le eccessiva pubblicistica che oggi si presenta in questo campo, ci sia una nota di stanchezza. Essa si rivela in modo tangibile (e vorremmo dire drammatico) soprattutto tra le nuove generazioni, cristiane e non cristiane.

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:54
In effetti i grandi problemi del mondo: guerre senza vie d'uscita, guerriglie, rivoluzioni e ribellioni, aspre tensioni sociali ed economiche, fame, crisi morale e così via paiono oggi assorbire tutta l'attenzione della gioventù mondiale, ed anche quella cristiana, più che mai turbata e sbandata, si getta oggi nella lotta con una aggressività anche ideologica tale da mettere in causa l'essenza stessa evangelica, il messaggio cioè di pace, di non violenza di Gesù Cristo. Non è certo a caso che anche nelle riviste qualificate d'ispirazione cattolica si discuta con serietà sconcertante la tesi della violenza quale strumento di lotta del credente cristiano (2) .

Detto ciò, ci si potrebbe chiedere perché si debbano aggiungere ai tanti, ai troppi libri, che sui problemi religiosi decine e decine di case editrici italiane pubblicano, un nuovo saggio che affronta tra l'altro un argomento che è stato centro di polemica e di ribellione dall'inizio del cristianesimo stesso ai movimenti ereticali medioevali, dalla Riforma protestante agli odierni dibattiti. Un argomento quindi che ha visto una sterminata letteratura controversistica. Ma è proprio a tal proposito e in questo momento che siamo lieti di presentare questa lunga fatica di Fausto Salvoni e ciò per tre fondamentali considerazioni.

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:54
Innanzitutto, come bene è stato detto(3) , la religione è una delle tante componenti del moto storico e dello storicizzarsi del soggetto e se la ragione storica sa farsi più attenta deve pure accorgersi che la religione per se stessa è un centro di forza tale e con tale capacità di articolazione e di propulsione, se non addirittura di deflagrazione, da doversi studiare per se stessa: nel nucleo primitivo, nel suo articolarsi dogmatico e culturale. Quindi, se la teologia cattolica si richiama esplicitamente a un passo che si vuole presentare come dato di fatto storico in una certa direzione esegetica (alludo a Matteo XVI, 18), ebbene è di diritto e dovere di ogni uomo onesto e autenticamente cristiano di verificare la legittimità di un discorso che vuole appunto essere storico. E se noi sappiamo benissimo che la letteratura pertinente al problema del primato di Pietro e dei suoi successori è immensa, sappiamo altresì (e lo diciamo con amarezza) che la moderna cultura teologica cattolica italiana si è dimostrata al riguardo di una povertà sconcertante (4) . Sono rari i casi in cui si sia usciti da uno schema autoritario - dogmatico e da uno spirito controversistico - apologetico per fare o per tentare di fare un limpido discorso critico. Forse anche per questo oggi la crisi del cattolicesimo contemporaneo ha investito in pieno anche il giovane clero italiano e, si badi bene, non solo nel campo dei rapporti con la gerarchia e con l'autorità ecclesiastica.

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:55
In secondo luogo, Fausto Salvoni ha affrontato questa impresa con le carte in regola, con la esperienza cioè di una pluridecennale preparazione filologica ed esegetica, padrone com'è non solo delle lingue classiche e delle principali lingue moderne ma anche dell'ebraico (e varrebbe la pena di scrivere la storia della lotta che i semitisti italiani da Minocchi a Rinaldi hanno combattuta per l'affermazione di una cultura linguistica necessaria per una autentica esegesi biblica!). Ha inoltre collaborato alle più qualificate riviste bibliche e ai migliori commentari vetero - testamentari esistenti oggi in Italia(5) . Perciò a noi certo non interessa quale sia il suo credo religioso, perché il vero studioso sa sempre distinguere tra la propria fede interiore e la ricerca storica e dello sforzo di obiettività del Salvoni danno testimonianza, ad esempio, le pagine che ha dedicate alle recenti ipotesi di Margherita Guarducci a proposito degli scavi effettuati per la ricerca della tomba dell'Apostolo Pietro.

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:55
E infine una terza ed ultima osservazione. Tutti i lavori che spaziano per un ampio arco di tempo non si sottraggono di solito ai rischi propri di ogni impostazione compilativa e questo, a maggior ragione, potrebbe valere per una tematica del tipo in questione, considerate la problematica e la bibliografia che sono coinvolte. E' facile quindi offrire in casi come questi il fianco a critiche e a attacchi di solito settoriali. Tuttavia, soprattutto là dove l'autore studia il problema in rapporto ai primi secoli del cristianesimo non solo siamo lontani dal classico discorso divulgativo, ma Salvoni dimostra ancora una volta la sua eccezionale padronanza della materia e della letteratura ad essa connessa.

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:55
Comunque si vorrà considerare l'indagine del Salvoni (con diffidenza certo da parte di ogni critica di tipo «confessionale») occorre riconoscere al lavoro un altro merito, quello cioè di offrire a noi studiosi o profani non solo una ricchissima raccolta bibliografica ma anche validissime appendici con traduzioni di fonti, di testi, di documenti che di per sé fanno di questo volume, almeno per gli italiani, una preziosa antologia. E noi che lavoriamo nelle scuole e nelle università sappiamo bene quanto ciò sia concretamente utile e civilmente fattivo per il rinnovamento della cultura religiosa italiana.

Attilio Agnoletto
Prof. di Storia del Cristianesimo
presso l'Università di Milano
Novembre 1969
Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:56
NOTE A MARGINE
1. D. Grasso, il primato di Pietro, Roma, 1959. Il volumetto è stato in un certo qual modo provocato dal noto omonimo scritto del Cullmann (tr. it. Bologna, 1965). Il saggio del Cullmann è suggestivo, ma alcune tesi (come quella della collocazione del passo di Matteo 16, 18) abbisognano di una verifica. Al riguardo anche un Bornkamm (Gesù di Nazaret, tr. it. Torino, 1968) appare essere suggestionato dalla tesi, forse più per l'autorità dell'Autore che non per un effettivo esame critico. torna al testo

2. Cito, exempli causa, il n. 19 di «Momento» (R ivista di testimonianza e di dialogo), ottobre, 1968, Milano, dedicato al tema «Violenza, non violenza e rivoluzione». torna al testo

3. A. Vecchi, Sulla nozione di storia del Cristianesimo, 1959, pp. 211/2. torna al testo

4. Si confrontino in Die Religion in Geschichte und Gegenwart, Tubinga, 1961 (3° ed.) le bibliografie degli articoli Papat und Primat, Papsttum e così via, oppure in The Oxford Dictionary of the Christian Church, Londra, 1961 le voci Peter etc. Ovviamente sarebbe doveroso ricordare qualche nome quale quelli di Maccarrone, Brezzi, Soranzo, Garofalo, Rinaldi e di altri membri dell'Associazione Biblica Italiana. Ma di che nazionalità sono gli Autori di cui si servono? Maggior conforto non danno le bibliografie generali del Bihlmeyer-Tuichle. torna al testo

5. E' del 1935 un suo saggio su La storiografia degli antichi israeliti in «La Scuola Cattolica». Tra i più recenti vanno ricordati i suoi saggi apparsi su «Ricerche bibliche e religiose». torna al testo
Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:56
CAPITOLO PRIMO
PIETRO UNO DEI DODICI APOSTOLI



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INDICE PAGINA
Nomi di Pietro
Dati biografici
Vocazione di Pietro
Funzione di Pietro nel gruppo dei dodici

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:57
Nomi di Pietro
Pietro viene chiamato nel Nuovo Testamento in quattro modi diversi: Simeone /Simone e Cefa/Pietro. I primi due gli vennero imposti alla nascita e rispecchiano l'uso galilaico di attribuire a un bimbo due nomi — generalmente affini per assonanza — semitico l'uno e greco l'altro. Simeone (nome portato pure da un figlio di Giacobbe) è strettamente ebraico e ricorre soltanto in bocca al giudaizzante Giacomo, fratello del Signore (1) . Il nome Simone — autenticamente greco in quanto è attestato anche presso Aristofane — si spiega con l'influsso ellenistico esistente nella nativa città di Betsaida; anche Andrea, fratello di Pietro, portava un nome tipicamente greco (2) . L'apostolo nel Nuovo Testamento viene usualmente chiamato Simone quando gli si parla — solo il semita Giacomo lo chiama con il nome semitico di Simeone —; nelle narrazioni è di solito denominato Pietro (3) .

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:57
Cefa-Pietro, che costituiscono l'originale aramaico e la sua traduzione greca, sono invece l'appellativo che Gesù diede all'apostolo (4) . Nel Vangelo di Giovanni si preannunzia tale appellativo per un tempo futuro indeterminato (Gv 1, 42); nonostante l'affermazione di Marco: « Simone, che egli chiamò Cefa» (5) , tale appellativo gli fu imposto non alla sua vocazione, bensì nel momento in cui l'apostolo confessò la messianicità di Gesù (Mt 16, 18). Con tale appellativo — sconosciuto come nome proprio prima dell'apostolo — Pietro era noto anche in regioni lontane da Gerusalemme, come in Galazia e a Corinto (6) . L'epiteto, impostogli dal Cristo, all'inizio non era sentito come nome proprio, tanto è vero che fu tradotto con il nome greco Petros — sa cui il latino Petrus e l'italiano Pietro — (i nomi non si traducono mai, ma si riproducono tali e quali), ma poi nel corso degli anni, fu considerato come nome proprio e finì con l'eliminare quasi totalmente gli originari Simeone o Simone (7) .

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:57
Dati biografici
Pietro era figlio di Giovanni(8) , nome che non si può ricollegare con il bar-jona di Matteo, usualmente tradotto con «figlio di Giona » (Mt 16, 17); infatti i due nomi Giona («colomba») e Giovanni («Il Signore è misericordioso») non sono tra loro intercambiabili; inoltre il nome personale di Giona, dopo essere stato portato dal profeta vissuto al tempo dei Re, più non riappare nell'onomastica ebraica, per cui ben difficilmente potè essere usato dal padre di Simone(9) . Quindi o ricorrere all'errore di un copista che scambiò il nome di Giovanni con quello di Giona o fare di Barjona un appellativo con il senso di «terrorista», epiteto proprio degli zeloti (10) .

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:57
Nato a Betsaida (= città di pescatori), da ricercarsi con ogni verosimiglianza sulla riva nord-orientale del lago di Tiberiade presso lo sbocco del Giordano, il futuro apostolo vi apprese una cultura impregnata di ellenismo. La città ricostruita da Erode Filippo con il nome di Giulia, in onore della figlia di Augusto, giaceva in una regione pagana, dove il greco era predominante; si spiegano in tal modo i nomi greci di Simone, Andrea, fratello di Pietro, e di Filippo pur esso di Betsaida (Gv 1, 44).

Pietro dovette ben presto stabilirsi a Cafarnao (Caphernahum), dove lo troviamo, con la famiglia, all'inizio della vita pubblica di Gesù e dove esercitava il lavoro di pescatore (11) . In questa città — posta sulla sponda nord-occidentale del lago di Tiberiade e ora chiamata Tell Hum, distante poco più di trenta chilometri da Nazaret — l'apostolo possedeva una casa nella quale ospitò non poche volte, Gesù Cristo (12) .

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:58
Pietro aveva un fratello di nome Andrea, era già sposato quando conobbe Cristo, e teneva con sé la propria suocera (Mt 8, 14). Lasciata la moglie per seguire Gesù più da vicino (Lc 18, 28-29), la riprese più tardi e la condusse con sé nei viaggi missionari (13) . Le notizie tardive sui suoi figli e sul martirio della moglie, di cui parleremo più avanti, sono puramente leggendarie.

Come pescatore possedeva una barca con la quale lavorava assieme al fratello (Lc 5, 3) in unione con i due figli di Zebedeo, detti suoi « soci » (Lc 5, 10). La vita di pescatore sul lago di Tiberiade, assai spesso turbolento, dovette sviluppare in Pietro vigore e coraggio, rendendogli più facile il trarsi d'impaccio nella varie situazioni della vita. Dal contesto in cui Giovanni pone la vocazione di Pietro, sembra si possa dedurre con relativa sicurezza che egli pure apparteneva al gruppo dei discepoli di Giovanni dei quali condivideva l'attesa messianica. Di qui l'entusiasmo del fratello che, dicendogli bruscamente: « Abbiamo trovato il Messia », lo invita ad andare con lui (Gv 1, 41).

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:58
Sia nella città natale sia a Cafarnao, divenuta poi la sua residenza, Pietro fu spesso in contatto con stranieri, per cui dovette acquisire una certa familiarità con la cultura ellenista e con la lingua greca. Il suo aramaico aveva un accento spiccatamente galilaico, che ne tradiva l'origine (Mt 26, 73). Pietro conosceva bene l'Antico Testamento che veniva letto nelle sinagoghe, cosicché egli lo cita spesso a sostegno delle sue affermazioni secondo la versione greca dei Settanta (At 1, 20; 2, 15-21.25-28.34). I sinedristi tuttavia lo ritenevano, unitamente agli altri apostoli, un illetterato ( agrâmmatos ) e un incolto ( idiotès ) perché non aveva seguito un vero corso di studi rabbinici (14) .

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:58
Vocazione di Pietro
a) Il primo contatto di Pietro con il Maestro avvenne poco dopo il battesimo di Gesù 2, pare, di buon mattino(15) ; in quell'attimo il Maestro con i suoi occhi penetranti scrutò ben presto (emblépsas ) Simone, così come farà una seconda volta dopo il rinnegamento(16) . In quell'occasione gli preannunciò il suo futuro cambiamento di nome con la frase: « Tu sei Simone, figlio di Giovanni, ma sarai chiamato Cefa » (Gv 1, 42).

Pietro, con Gesù e i suoi primi discepoli, il giorno dopo (Gv 1, 43), partì per Cafarnao, passando da Cana, paese d'origine di Natanaele, che va forse identificato con l'apostolo Bartolomeo (GV 21, 2). Siccome il terzo giorno si attuarono le nozze di Cana (Gv 2, 11), si può pensare che i discepoli vi siano arrivati con alcuni giorni di ritardo, il che permise loro ugualmente di partecipare alla festa nuziale che di solito si protraeva per sette giorni. E' più comprensibile in tal caso la scarsezza del vino, consumato nei primi banchetti più abbondantemente del previsto. Quivi Pietro assistette di persona al miracolo della mutazione dell'acqua in vino. (Gv 2, 11). Dopo un breve soggiorno a Cafarnao con la madre, i fratelli di Gesù e i suoi discepoli, Pietro tornò con gli altri apostoli al proprio lavoro, pur non perdendo i contatti con il Maestro che stava iniziando la sua vita pubblica (Gv 2, 12).

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:58
b) Più tardi Pietro fu definitivamente chiamato da Gesù ad abbandonare la sua pesca per seguire il Maestro nella sua missione. Di questo appello all'apostolo abbiamo due diverse relazioni, una più breve propria dei primi due sinottici e l'altra più lunga presentata da Luca.

Secondo Marco e Matteo, Gesù trovò Pietro ed Andrea mentre stavano gettando in mare dalla spiaggia il giacchio ( amfìblestrom ) e promise loro di farli pescatori d'uomini. Poi, passando oltre, chiamò Giacomo e Giovanni i quali stavano rappezzando le reti ( ta diktua ) che si calavano dalla barca. I quattro, lasciata ogni cosa, seguirono definitivamente il Maestro (Mc 1, 16-20; Mt 4, 18-21).

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:58
Luca vi aggiunge delle precisazioni che aveva accuratamente attinto dalla tradizione o da altri documenti: Gesù, dopo una notte trascorsa dagli apostoli inutilmente sul mare in cerca di pesci, si mise a predicare dalla barca di Simone alla folla adunatasi sulla spiaggia. Poi ordinò a Simone di prendere il largo e di gettare le reti, il che egli si affrettò a compiere non senza avere prima notato l'inutilità dei tentativi precedenti. La pesca fu così abbondante che le reti minacciavano di rompersi, e Simone fece cenno ai suoi soci di venire in aiuto. Giovanni e Giacomo accorsero e le due barche furono ricolme di pesci; allora Simone, stupito, si pose ginocchioni dinanzi a Gesù pregandolo: « Allontanati da me, che sono peccatore! ». Gli altri lo imitarono. Ma Gesù disse a Simone: « Non temere, da questo momento pescherai uomini ». Allora i quattro ricondotte le barche a terra, lasciarono tutto per seguire Gesù(17) .

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:59
La differenza dei racconti si spiega con la diversa scelta psicologica dei particolari da parte dei singoli evangelisti. Luca più che sulla chiamata dei quattro, insiste sul prodigio che l'ha occasionata e pone l'enfasi sul colloquio di Gesù con Pietro, lasciando nell'ombra gli altri apostoli. Marco invece, seguito da Matteo, tralascia il miracolo determinante, per descrivere con più particolari la chiamata diretta dei quattro, con la loro successiva pronta ubbidienza: « Seguitemi! » ( déute opìso mou ). Psicologicamente è più armonico il racconto di Luca che fa preparare la pronta risposta degli apostoli con l'episodio della pesca miracolosa, rendendo così più logico il loro abbandono della vita di pescatori per seguire il Taumaturgo.

Subito dopo avvenne – a quel che pare – la guarigione della suocera di Pietro, anche se vi può essere discussione in merito (18) .

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:59
c) Più tardi Pietro fu scelto con altri discepoli perché costituisse il gruppo dei Dodici. Ciò avvenne dopo una notte di preghiera (Lc 6, 12 s), su di una montagna ritenuta un luogo più vicino a Dio (Mc 3, 13; Mt 10, 1 ss). Siccome i Dodici furono inviati a predicare a due a due il prossimo avvento del regno (Mc 6, 7), essi furono chiamati « apostoli », nome che etimologicamente significa « inviati » (Lc 6, 13; Mt 10, 2; Mc 6, 30). Pietro – con ogni probabilità – ebbe per compagno di missione Giovanni, come si può arguire dai seguenti motivi:

1) Anche più tardi Gesù inviò loro due perché preparassero ogni cosa per la cena pasquale (Lc 22, 8).

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:59
2) Spesso Pietro e Giovanni appaiono associati nella storia evangelica per cui assieme seguono Gesù condotto dinanzi al Sinedrio (Gv 18, 5 ss) e insieme corrono al sepolcro vuoto del Risorto (ivi 20, 3 ss).

3) Stavano vicini e se la intendevano tra di loro all'ultima Cena quando Pietro volle sapere chi fosse il traditore (Gv 13, 24). Pietro si interessò particolarmente di Giovanni durante l'apparizione del Risorto: « Di lui che ne sarà? » (Gv 21, 20-21). Anche nel libro degli Atti si trovano insieme sia nella guarigione dello zoppo (At 3, 1) sia nella missione a Samaria (8, 14).

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:59
4) Entrambi formavano, con Giacomo, il cerchio delle persone più intime di Gesù, come appare dalla resurrezione della figlia di Giairo (Mc 5, 37) e nella trasfigurazione di Gesù (Mc 9, 2); sul monte degli Ulivi chiesero a Gesù quando si sarebbe avverata la distruzione di Gerusalemme (Mc 13, 31); essi furono vicini al Maestro anche durante la preghiera nell'orto di Getsemani (Mc 14, 33).

5) Si ricordi che Andrea e Giacomo sono inclusi nella lista degli apostoli tra Pietro e Giovanni (Mc 6, 14 e paralleli), per cui il ricollegare questi due ultimi tra di loro saltando i due anelli intermedi sembra voler dire che essi erano uniti nel lavoro (Lc 8, 51; 9, 28; At 1, 13).

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 19:59
Funzione di Pietro nel gruppo dei Dodici
Pietro, per il suo carattere ardente e impetuoso, era il naturale trascinatore degli altri discepoli. Nei Vangeli appare sempre come primo nella lista degli apostoli, pur variando la successione dei nomi seguenti. Matteo espressamente scrive: « Primo, Pietro » (Mt 10, 2) (19) .

I Vangeli lo presentano spesso quale «portavoce» degli apostoli, per cui Pietro spesso risponde a nome degli altri, come ad esempio nel « Tu sei il Cristo» (Mc 8, 19ss). Dopo il suo tentativo di rimuovere Gesù dalle sofferenze e dalla morte, Gesù guardò tutti i discepoli, ma rivolse solo a Pietro la severa parola: « Allontanati da me, Satana! » (Mc 8, 33). Fu Pietro a proporre di alzare tre tende durante la trasfigurazione di Gesù (Mc 9, 5). Spesso è lui che pone delle domande riguardanti tutti i discepoli:
Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 20:00
« Quante volte devo perdonare ai miei fratelli? » (Lc 12, 41; « Noi tutto abbiamo abbandonato per seguirti » (Mc 10, 28). In Mc 14, 29 è Pietro che giura fedeltà al Signore; al v. 37 è Pietro che Gesù rimprovera per non aver saputo vegliare un'ora; è ancora Pietro che chiede a Gesù chi sia il traditore (Gv 13, 24). A Cafarnao dopo la moltiplicazione dei pani, alla domanda di Gesù, se pur essi i Dodici, se ne volessero andare, Pietro risponde a nome di tutti: « A chi ce ne andremo? Tu solo hai parole di vita eterna, noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio » (Gv 6, 68). La forma del perfetto allude alla precedente esperienza, che perdura tuttora nei suoi effetti: « Abbiamo creduto ( pepisteùkamen ) e saputo ( egnôkamen ), ma continuiamo pure a credere e a sapere ». L'espressione « Santo di Dio » indica uno stadio primitivo della fede evangelica, anteriore alla penetrazione evangelica propria del Vangelo di Giovanni, per cui esso presenta ogni garanzia di autenticità, anche a coloro che si accostano al Vangelo come a un puro documento del passato (20) . L'elevatezza spirituale del Messia, in contrasto con la miseria umana, funse sempre da calamita per Pietro (cfr 1 Pt 2, 22).
Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 20:00
Non è però detto che Pietro comprendesse tutte le implicazioni teologiche incluse nella sua confessione « Tu sei il Santo di Dio ». Sarà lo Spirito Divino che successivamente conferirà agli apostoli la visione completa del Cristo, quale Messia spirituale.

Matteo aggiunge di proprio di proprio alcuni episodi riguardanti Pietro, come, ad esempio, l'invito di Gesù rivolto a questo uomo « di scarsa fede» ( oligòpiste) di camminare sulle acque (Mt 14, 28ss); l'elogio a Pietro dopo la sua professione di fede (16, 17-19); l'obolo pagato da Gesù per il solo Pietro (17, 24-27). E' inutile insistere su quest'ultimo episodio per sostenere l'importanza vicariale di Pietro dal momento che, essendo presente solo lui (v. 25), Gesù non poteva compiere un miracolo anche per altri apostoli assenti; tale prodigio era poi un segno di riconoscenza per Pietro che lo ospitava. L'episodio mostra solo l'interesse mattaico per Pietro, ma non la superiorità dell'apostolo sugli altri.

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 20:00
Anche Luca, a suo modo, mette in risalto Pietro: è Pietro, infatti, che dovrà «confermare» gli altri apostoli (Lc 22, 31). Marco – che arbitrariamente si presenta come testimone dell'umiltà di Pietro – pone in rilievo l'apostolo come quanto riporta il comando di Gesù alle donne: « Andate a dire ai discepoli e a Pietro, che Gesù li precede in Galilea » sottolineandone così, a modo suo, l'importanza (Mc 16, 7).

Pure nel quarto Vangelo, dove predomina la figura di Giovanni, « il discepolo che Gesù amava » (21) , non mancano accenni al risalto goduto da Pietro. Dopo la resurrezione del Cristo Giovanni arriva per primo al sepolcro e crede, ma attende che Pietro vi entri per primo (GV 20, 4).

Eliaelia
00venerdì 13 maggio 2011 20:00
I cattolici danno un enorme risalto a questi interventi particolari di Pietro per dedurne che egli era capo del collegio apostolico. Se tale fenomeno avesse avuto inizio solo dopo il Tu sei Pietro , potremmo anche accettare tale conclusione, ma il fatto che esso sussista sempre anche prima dell'elogio di Gesù, ci vieta di intenderlo come prova della sua missione di « Vicario di Cristo»; tali fatti provano solo il carattere dinamico dell'apostolo, che possedeva eminenti doti di iniziativa personale e di entusiasmo propulsore. Anche nel suo lavoro di pescatore, tra i quattro suoi collaboratori, egli, forse per l'età o per il carattere, godeva di una superiorità indiscussa tra gli stessi Zebedei, che sono detti « soci di Simone » (Lc 5, 10).

Tali episodi documentano solo l'innata attitudine al comando, ma non provano ancora la reale sussistenza di tale sua superiorità in mezzo al collegio apostolico. Anzi il resto del Nuovo Testamento, come vedremo meglio in seguito, esclude il suo ruolo di capo in mezzo ai discepoli di Cristo e alla Chiesa primitiva.

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