EVOLUZIONISMO

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00domenica 15 maggio 2011 17:07

La posizione generale del cristiano di fronte alle teorie dell'evoluzionismo

Il cristiano non ha mai accusato nessuna delegittimazione dei testi biblici della Genesi di fronte alle teorie evoluzioniste, per la ragione che la fede cristiana parte dall'incontro con Cristo. Non si può mettere a confronto un evento comprovato storicamente - quello ebraico e quello di Cristo - con una teoria, per concludere che la scienza ha intaccato l'evento storico-biblico. E' certezza della Chiesa che una verità scientifica, una volta veramente accertata, non si oppone alla Scrittura, in quello che la Scrittura vuole veramente dire.

L'idea di evoluzione è in piena sintonia con il testo biblico (Gn 1,1-31), che presenta una successione nel tempo delle opere create, che vanno dal meno perfetto al più perfetto. Prima il mondo vegetale (terzo giorno), poi i pesci e gli uccelli (quinto giorno), poi gli animali terrestri con al vertice l'uomo fatto ad immagine e somiglianza con Dio (sesto giorno).

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00domenica 15 maggio 2011 17:07
Sull'evoluzione si hanno due visioni a confronto: quella evoluzionista e quella creazionista



L'evoluzionismo

Georges Luis Leclerc Buffon (1707-1788) è il precursore dell'evoluzionismo. Segue Jean Baptiste de Monnet de Lamarck (1744-1829), il vero fondatore dell'evoluzionismo. Lamarck venne confutato da Gerigie Cuvier (1769-1832).



Seguì Charles Robert Darwin (1809-1882), che trovò in Ernst Haeckel (1834-1919), materialista, areligioso, il più fanatico sostenitore.

La teoria di Lamarck considerava che l'uso fortifica e sviluppa un organo, mentre il contrario lo atrofizza facendolo alla fine scomparire. Vero è che l'organo esercitato mantiene e sviluppa la sua funzionalità, ma una nuova formazione di organi non è prodotta dalla funzione, che non è l'autrice dell'organo, ma il fatto finale a cui tutto è predisposto. Il secondo punto di Lamarck è che tutto ciò che è avvenuto in un vivente circa lo sviluppo d'organo e di funzione o di estinzione d'organo e di cessazione di funzione, si trasmette con la generazione ai nuovi individui. Contro ciò si oppone il fatto che si trasmettono solo i caratteri genetici. Tutta la teoria di Lamarck poggia sull'adattamento all'ambiente. L'animale si trasforma sottoposto alle sollecitazioni ambientali e, nel desiderio di sopravvivere, forma gli organi adatti. Vero è che si deve considerare una capacità di adattamento dell'animale all'ambiente, ma non è vero che ciò produca l'evoluzione della specie. La teoria di Lamarck (1809) ebbe poca fortuna.

Darwin (1859) e Alfred Russel Wallace (1823-1913), in accordo con le tesi di Thomas Robert Malthus (1766-1834), introdussero nel mondo animale i concetti di lotta per la vita e di selezione in un determinato ambiente. Questo in sostanza il loro discorso: I viventi tendono per loro natura a crescere di numero in modo esponenziale, ma, poiché l'ambiente offre risorse finite, essi lo saturano ben presto, dopodiché ogni popolazione è costretta a perdere per morte prematura un'aliquota di nati di ciascuna generazione.

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00domenica 15 maggio 2011 17:07
Darwin, invece di puntare come Lamarck sul desiderio interno del vivente all'esistenza, su fattori interni, puntò sulla selezione naturale e la lotta per l'esistenza. Da ciò l'evoluzione della specie. Così scrisse nella sua opera “Sull'origine della specie”: “La selezione naturale agisce in modo da accumulare in una determinata direzione le differenze d'organizzazione, rendendo queste differenze sempre maggiori sino alla formazione d'una specie nuova”. Ma la selezione naturale non è creatrice di nulla e così Darwin dovette anche parlare di “accumulo in una determinata direzione”, cioè in definitiva di un disegno nel vivente (per questo Darwin non giunse a diventare un militante dell'ateismo). Tuttavia con ciò si potranno avere delle varietà di una specie, ma niente affatto la formazione di una nuova specie, e quindi dell'imponente fenomeno dell'apparire dello sterminato numero di specie vegetali e animali lungo l'arco dei milioni di anni.

August Weissman (1834-1914) nel 1885, andando oltre Darwin, osservò che solo le modificazioni che intaccano il plasma germinativo, e non tutto il corpo, sono trasmissibili. Hugo de Vries (1848-1935) nel 1903, dopo aver studiato le mutazioni di in moscerino, la Drosophila melanogaster - che per queste mutazioni non cambiava però la sua specie - parlò nettamente, sconfinando da quanto gli davano le sue esperienze, di brusche mutazioni genetiche capaci di creare nuove specie. Thomas Hunt Morgan (1866-1945) nel 1908 cominciò a sottoporre la Drosofila melanogaster a ogni genere di esperimenti: fame, sete, caldo, freddo, raggi Rontgen, infrarossi, ultravioletti, luminosi, e altri. In trent’anni di esperimenti giunse ad avere un migliaio di mutazioni, ma nessuna fece apparire un organo nuovo, il formarsi di un'entità che potesse suggerire una macroevoluzione. Si ebbero ali più grandi o più piccole, occhi bianchi o rossi, peli lunghi o corti, zampe in numero di sei o dodici, ecc., ma con la particolarità che la maggior parte delle mutazioni erano debilitanti.

Le acquisizioni della genetica, sconosciute al tempo di Darwin, portarono così all'avvento del neodarwinismo, che oggi si preferisce definire neo-evoluzionismo. Esso pone a monte della selezione naturale l'apporto di casuali, piccole, anche minime, mutazioni genetiche, e come tali ereditarie, affermando che queste micromutazioni genetiche, nel decorso del tempo e sotto il vaglio della selezione naturale - sottolineata grandemente da Darwin - hanno prodotto le macroevoluzioni. Questa teoria è stata chiamata "teoria sintetica".

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00domenica 15 maggio 2011 17:08
Evoluzionismo ateo (autoevoluzionismo) ed evoluzionismo teista

L'evoluzionismo è stato usato, ed è usato, come una prova della non esistenza di Dio, e in questo caso va definito autoevoluzionismo, ma esso è stato anche inteso come compatibile con una lettura teista, alla condizione che la prima cellula (monofiletismo), o le prime cellule (polifiletismo), siano state create da Dio. Dal primordiale impianto poi sarebbero scaturiti tutti gli altri esseri viventi. L'impianto teista, dovendo scartare il caso, poiché si sarebbe dovuto eliminare un programma creativo divino, pensò ad una programmazione intrinseca ai viventi.

L'evoluzionismo teista, quanto alla creazione dell'uomo, pur facendolo derivare dall'animale, afferma un salto sostanziale, una trasformazione sostanziale, dall'animale all'uomo, essendo l'uomo un essere dotato di anima razionale, e quindi con un corpo idoneo a riceverla e a formare con essa l'unità uomo.

E pensò ad un passaggio morfologico graduale, linearmente ascendente, tra la scimmia e l'uomo, programmato da Dio, con mutazione sostanziale finale ad opera di Dio per avere, appunto, l'uomo
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00domenica 15 maggio 2011 17:08
La soluzione teista dell'intima programmazione dei viventi è sempre stata scientificamente generica, nella sua formulazione, poiché è oggettivamente impensabile che le prime rudimentali cellule avessero la totipotenza, che meglio si dovrebbe dire onnipotenza, di dare il via a tutto il mondo vivente, nelle sue varie forme, sotto l'azione delle cause ambientali, in una sorta di armonia complessiva con l'evolversi delle forme viventi. La soluzione teista è piuttosto uno sguardo filosofico che salva l'esistenza di Dio creatore. La ragione dominante della persistenza di questo pensiero evoluzionista-teista è certamente dovuta al prestigio avuto dal gesuita Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955). I suoi scritti teologici subirono il rifiuto della Santa Sede (Cf. Osservatore Romano, 30 agosto 1962). Anche la sua carriera di paleontologo, che peraltro ha meriti scientifici, è stata recentemente offuscata dal riconoscimento del suo coinvolgimento nel clamoroso falso esposto nel British Museum. Furono il geologo Charles Dawson e il direttore del dipartimento di geologia del British Museum, Artur Smith Woodward, che annunciarono al mondo intero che a Piltdown nel Sussex era stato trovato l'anello mancante tra l'uomo e la scimmia. Teilhard de Chardin, che aveva lavorato con Dawson fin dal 1908 e già era un personaggio discusso, andò sul luogo e trovò un dente di scimmia e bevve una buona sorsata della panzana ordita dai due; di conseguenza finì sulla cattedra universitaria di geologia a Parigi. L'Homo Piltdowni venne completato in tutte le sue parti con cartapesta e fu collocato nel British Museum. Unici elementi ossei erano un pezzo di calotta cranica umana e una mandibola scimmiesca. Per quarant'anni le scolaresche andarono a vedere l'Homo Piltdowni. Poi nel 1953 si seppe che la mascella era di un orango morto di recente: i condili erano stati limati per farli combaciare con il cranio e i denti erano stati invecchiati col pennello. Gli inventori dell'Homo Piltdowni dissero anche di avere trovato accanto ai reperti un femore di Mammuth lavorato per farne una mazza, certamente usata dal loro Homo; ma l'osso di Mammut era stato sottratto al Museum da un certo Martin A. Hinton, che lo limò e lo seppellì nella zona degli scavi, e poi fu oggetto di ritrovamento.

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00domenica 15 maggio 2011 17:08
Darwin aveva profetato che dovevano esserci delle forme intermedie, un anello tra l'uomo e la scimmia, e non trovandolo lo si costruì, in fede al dogma Darwiniano.

Pierre Teilhard de Chardin ebbe il merito, insieme ad altri, di ritenere la “teoria sintetica” o “neo-evoluzionismo” insufficiente a spiegare le macroevoluzioni, e, da teista, sostenne la presenza di un programma finalistico, agente per mezzo delle leggi della natura, per la formazione delle macroevoluzioni. La sua posizione è però aerea perché dovette pensare alla presenza di cellule iniziali onnipotenti - il che non trova nessun corrispondente scientifico -, atte a dare il via allo svolgimento di un programmato disegno di formazione di tutte le specie viventi, per scatto impresso dalle leggi della natura. Pierre Theilard de Chardin lasciò il rigoroso pensiero scientifico per una sorta di misticismo della materia, dove, pur affermando la trascendenza divina, Dio si trova in qualche vago modo incorporato all'universo, come azione unificatrice dell'evoluzione: “L'action unificatrice de Dieu”. Giunse così a una forma di panteismo, che pensa l'onnipotenza divina immanente la materia biologica per una evoluzione pilotata dall'interno della materia biologica stessa. Theilard de Chardin viene a porre le cause seconde come assorbite nella causa prima, cioè Dio, cioè senza un pieno rispetto della loro propria autonomia.

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00domenica 15 maggio 2011 17:08
Esiste oggi un evoluzionismo teista (Cf. Fiorenzo Facchini, limitatamente all'uomo: “Il cammino dell'evoluzione umana, le scoperte e i dibattiti della paleantropologia” ed. Jaca Book, 1985; "Evoluzione, uomo e ambiente, lineamenti di antropologia", ed. UTET, 1988; “Origini dell'uomo ed evoluzione culturale”, ed. Jaka Book 2002; prefazione a “Il dono di Darwin alla scienza e alla religione”, ed. Jaka Book-san Paolo, 2009 di Francisco José Ayala; vari articoli sul giornale Avvenire) che accoglie, almeno tendenzialmente, la “teoria sintetica”. Si distanzia, tuttavia, dal panteismo di Teilhard de Chardin e anche dal caso per non dover rinunciare al finalismo, e attribuirlo ad un sovrano potere della selezione naturale, che indubbiamente esiste quanto alla formazione delle varietà e alla conservazione della specie, ma non alla formazione delle specie. In questa visione non si ha più l'onnipotenza divina in una simbiosi panteistica con la realtà vivente alla Teilhard de Chardin, ma un disegno divino iscritto nella materia vivente, così da renderla capace di dare il via, e sostenere, il processo gigantesco dell'evoluzione. La prima cellula avrebbe in sé, in germe, gli svolgimenti successivi, sui quali agirà l'ambiente e anche la selezione naturale,
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00domenica 15 maggio 2011 17:08
ma non in maniera totalmente determinante; in tal modo vengono evitate le macromutazioni affidate al caso, e quindi l'assurdo di un disegno senza un disegnatore (Francisco José Ayala op. citata, pag. 54s). L'evoluzionismo teista, affermando che c'è un Disegnatore, si dichiara in una posizione teologicamente rispettosa del magistero della Chiesa, ma appare distante dal concreto dei fatti, disattendendo, così, le indicazioni di Giovanni Paolo II (22 Ottobre 1996): “La teoria dimostra la sua validità nella misura in cui è suscettibile di verifica; è costantemente valutata a livello dei fatti; laddove non viene dimostrata dai fatti, manifesta i suoi limiti e la sua inadeguatezza". Per la problematica della formazione del corpo dell'uomo si pensa ad un phylum (si usa anche l'adattamento fylum - filo > latino: filum - in italiano, tedesco, olandese, spagnolo, portoghese, svedese.... Phylum deriva dal greco phylai: "clan, tribù, gente") specializzato che porta all'uomo, ma le risultanze fossili presentano nel genere australopithecus una complessità inestricabile per cui tale phylum rappresenta solo una pura ipotesi.
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00domenica 15 maggio 2011 17:09
Una posizione curiosa occupa Etienne Gilson (1884-1978) autore di (“Biofilosofia da Aristotile a Darwin e ritorno”, Parigi 1971, ed. Marietti 2003, traduzione in italiano di Silvia Corradini). Egli si pone nel dibattito considerando il tema dell'evoluzione alla luce del finalismo di Aristotile. Ogni essere singolo tende al conseguimento di una certa struttura o forma. La natura, una volta costituita, tende al conseguimento della perfezione a cui è destinata. C'è una “vis” che spinge gli enti a raggiungere quella perfezione che li costituisce nella loro specificità. Lo sviluppo di un essere vivente (embrione) manifesta infatti un piano intrinseco alla formazione di un vivente. Il vivente, che poi cresce, agisce realizzando la propria specificità. Etienne, con ciò, non è un innovatore poiché il finalismo, in chiave teista, era già stato espresso.
Posta la nozione di finalità, Etienne Gilson introduce, al termine del suo saggio, la considerazione, stiracchiando Darwin e raccogliendo le perplessità di Lamarck, che non ha senso parlare di specie, ma solo di individui,
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00domenica 15 maggio 2011 17:09
pur ammettendo l'evidenza che “nessuno ha esitazioni nel distinguere un individuo della specie rondine da un individuo della specie elefante” (pag. 227). Darwin, rileva Etienne Gilson, giunse a dire che la specie è un ente ideale, ma Darwin lo disse più che per la complessità delle classificazioni per il fatto che le paratie delle specie erano di imbarazzo alla sua teoria. Darwin, tuttavia, non nega che ci siano le specie, sostenendo che esse si sono avute nel tempo come mutazioni sostanziali da una specie ad un'altra, attraverso la selezione, ecc. Ovviamente, il finalismo di Etienne non può accettare il caso e la selezione di Darwin. Etienne Gilson considera l'azione delle cause seconde e le valuta compenetrate da un finalismo impresso da Dio, ma con ciò crea lo spazio al pensiero che esiste la realtà di una materia vivente che, procedente da Dio, è capace di finalizzarsi sotto la spinta delle cause seconde producendo delle forme viventi che sono manifestazioni di se stessa. Etienne Gilson inconsapevolmente, mentre critica ed esamina il tema evoluzione/generazione/creazione per aprire ad orizzonti più profondi e chiari, sospinge il finalismo all'idea di una plurimanifestazione della materia vivente in molteplici forme, quasi fossero senza individua identità sostanziale.
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00domenica 15 maggio 2011 17:09
Il creazionismo
Nel passato il creazionismo è stato polemicamente chiamato fissismo dagli evoluzionisti, che si sono compiaciuti di relegarlo alla narrazione dei sette giorni della Genesi, considerata in ottuso contrasto con l'amplissimo svolgersi delle ere e l'apparire nel tempo delle varie specie (Cf. Etienne Gilson “Biofilosofia da Aristotile a Darwin”, Genova-Milano, ed. Marietti 1820, 2003; “si potrebbe dire che è il trasformismo che ha creato il fissismo” (p. 53). Il fissismo ha avuto come promotore Carl von Linné (Linneo) (1707-1778), che affermava che le specie che esistono attualmente sono quelle stesse che esistevano all'origine del mondo (“Tot numeramus species quot primum creavit infinitum Ens”).

Il creazionismo non è oggi così elementare, ha forti argomenti capaci di mettere in minoranza l'evoluzionismo, di fronte alla dominante diffusione di esso, ma deve stare attento a non essere condotto ad uno scontro tra religione e scienza, tra fede e scienza, in una esclusione della ragione, il che avrebbe come risultato lo scetticismo. E' infatti quello che è stato fatto in passato e ancora lo si fa (Cf. Le Scienze n. 446, Ottobre 2005, pag. 43).

Su questo terreno nessun vero credente può lasciarsi impantanare, dal momento che la ragione non è affatto obnobulata dalla fede, ma anzi avere fede significa avere vigore di mente.

La vera scienza non è in contrasto con la fede, anzi ha bisogno di ragione e fede, per non cadere nell'antro della negazione della stessa ragione.

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00domenica 15 maggio 2011 17:10
Il creazionismo si basa su tre punti:

1) Piena accettazione del dato che le varie specie sono apparse sulla terra non contemporaneamente, ma in successione, passando mediamente dalle più semplici a quelle più complesse. 2) Rifiuto di maggiorare le microevoluzioni fino a farle diventare macroevoluzioni, cioè produttrici di specie da una specie. 3) Rifiuto dell'autoevoluzionismo.

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00domenica 15 maggio 2011 17:10
La reazione critica all'evoluzionismo



La reazione all'evoluzionismo ha una lunga storia. All'inizio molto difensiva, poi sempre più articolata.

Charles Lyell (1797-1875), geologo scozzese, riprese e condivise le critiche rivolte all'evoluzionista Jean-Baptiste Lamarck da George Cuvier, considerato fondatore della paleontologia e dell’anatomia comparata. Le specie si formano ognuna in un preciso momento dello spazio e del tempo, già pronte per l’ambiente in cui si trovano a vivere, anche se possono disperdersi a causa di cambiamenti climatici o per l’introduzione di nuove specie, che modifichino l’habitat. Lyell fu ossessionato dalle implicazioni della teoria evoluzionista di Lamarck. Nel pensiero di Lyell, se Lamarck avesse avuto ragione l’uomo sarebbe stato semplicemente un’animale un po’ migliore degli altri, con la conseguenza che l'edificio della morale si sarebbe appiattito all'istinto.

Furono contrari all'evoluzionismo Claude Bernard (1813-1878), uno dei più grandi fisiologi della storia; Louis Pasteur (1822-1895), grande microbiologo; Jean Luis Armans de Quatrefages (1810-1902),
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00domenica 15 maggio 2011 17:10
naturalista e primo insegnante universitario di antropologia (1855, Parigi), Maurice Caullery (1868-1958) che partecipò alle ricerche genetiche sulla mosca drosofila e non vide come le mutazioni potessero andare oltre l'ambito della specie, ecc.

In tempi recenti, molto acuta e filosoficamente corretta la posizione di padre Giuseppe Petazzi della Compagnia di Gesù, che tenne alcune conferenze sul tema a Trieste nel 1938, pubblicate dall'Editrice Lampade Viventi, Venezia. Padre Petazzi, benché conoscesse de Chardin, del suo stesso Ordine, non ne condivise affatto le idee, pur citando con rispetto la tesi dell'evoluzionismo teista, senza però sapere delle idee teologiche di Tehilard apparse molto più tardi.

Nel 1971 Francois Jacob scrisse un saggio contro l'evoluzionismo e nel 1978 lo stesso aggiunse un saggio contro gli “espedienti” dell'evoluzionismo: “Evoluzione e bricolage, gli “espedienti” della selezione naturale, Einaudi, Torino 1978”. Francois Jacob nel 1960 venne nominato responsabile del Dipartimento di Genetica cellulare dell'Institut Pasteur di Parigi. Nel 1965 ha avuto il premio Nobel per la medicina. Dal 1982 al 1988 vi ha ricoperto il ruolo di Presidente del Consiglio di Amministrazione nel predetto Istituto.

Nel 1972 apparve la pubblicazione di George Salet, “Hasard et certitude. Le trasformisme devant la biologie actuelle, Edition scientifiques St-Edme, Parigi, 1972”. George Salet è stato detentore di numerose cattedre di farmacologia.

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00domenica 15 maggio 2011 17:11
Il biologo e antropologo Vittorio Marcozzi, della Compagnia di Gesù - portatore di qualche circoscritta simpatia per Pierre Tehilard de Chardin - ha molto contribuito a una corretta conoscenza del problema dell'evoluzione, con VII edizioni aggiornate del suo libro: “Le origini dell'uomo, VII ed. 1972, Milano, Ed. Massimo, Milano”.

Attivissimo critico dell'evoluzionismo fu Ernst Wilder Smith, detentore di numerose cattedre di farmacologia in Europa, in Asia e in America. (Cf. Ermanno Pavesi, “Le scienze naturali non conoscono l'evoluzione, in Cristianità, anno 7, n° 56 dicembre 1979”).

Nel 1980 il genetista Giuseppe Sermonti e il paleontologo Roberto Fondi, presentarono una forte reazione contro il Darwinismo: “Critica all'evoluzionismo, Rusconi, Milano, 1980”. Giuseppe Sermonti ha poi rinnovato il suo dissenso nel 1999 con “Dimenticare Darwin, Rusconi, Milano”.

Il giudizio di Giorgio De Santilliana, storico del pensiero scientifico, è quanto mai chiaro sull'evoluzionismo, che definisce una cantonata: "il Mulino di Amleto", Adelphi 1983, p.100: ".

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00domenica 15 maggio 2011 17:11
Negli anni 90 in America il paleontologo Stepen Jay Gould, che è un evoluzionista, ha reagito contro Richard Dawkins, un darvinista autore delle teoria del “gene egoista”, che dice che l'evoluzione è “una lotta fra geni all'interno di linee di discendenza per replicarsi”; posizione letteralmente alla deriva intellettuale del meccanicismo, perché è il vivente che vuole continuare a vivere e moltiplicarsi non il “gene egoista”, cioè che vuole tutto per sé. Anche un evoluzionista come Niles Eldredge ha criticato il “gene egoista”. Richard Dawkins si scaglia contro chi critica Darwin e ostenta pubblicamente il suo ateismo, diversamente da quanto proprio aveva fatto Darwin. La stessa critica vale per la microbiologa Lynn Margulis ("Microcosmo", Lynn Margulis e Dorion Sagan, 1989, Ed. Mondadori). La Lynn Margulis, che ha varato la sua teoria nel 1981, si pone sulla linea di Richard Bawkins e fa, con un'amplificazione a tutti i viventi, del “trasferimento orizzontale di geni” la regola base dell'evoluzione. In effetti, si danno, in diversi modi, trasferimenti di geni da un batterio ad un altro, anche se i batteri sono di tipo diverso, ma bisogna dire che tale trasferimento non produce un vivente che sia altro da un batterio, e un procariota non diventa un eucariota né un eucariota diventa un procariota. Da questo trasferimento di geni, abbastanza frequente, ne viene un qualche bonum, ma può venirne un male per l'uomo se questo viene a contribuire all'aumento di resistenza di un batterio patogeno verso gli antibiotici messi in campo.

Ma già da qualche anno in America molti cominciano ad essere in posizione critica circa la teoria di Darwin ((1809-1882), e a coglierne le falle, i vuoti d'argomentazione, e la cosa si è già diffusa in 20 Stati Usa. Centro iniziale di questo disincanto è stato il Center for Science and Culture del Discovery Insitute di Seattle, e un gruppo agguerrito di scienziati. I leader sono:

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00domenica 15 maggio 2011 17:11
Michael J. Behe, professore di scienze biologiche presso la Lehigh University e membro anziano del Discovery Institute. Il suo libro base - Darwin's Black Box - è stato pubblicato nel 1996, e William A. Dembski, già professore di filosofia della scienza alla Baylor University; molti i suoi scritti: “The design interference, Intelligent design, No free Lunch e The design revolution”, ecc. Bisogna aggiungere, tra i tanti altri, Michael Denton, Lee Spetner, Werner Gitt, Dean Kenyon, Walter Veith, John Ashton, autore di un libro tradotto anche in italiano (L’origine dell’Universo, Milano, Armenia, 2003; vi hanno contribuito 50 scienziati).

L'ID (intelligent design) ha portato molti genitori a chiedere che i loro figli siano esonerati dall'insegnamento esclusivo del Darwinismo.

L'intelligent design dice che alla base dell'organizzazione dei viventi c'è un'intelligente disegno.

L'impostazione dell'ID è quella di riconoscere una “irriducibile complessità” presente nelle cellule e di non riconoscere nella selezione naturale l'evento totale che gli attribuiscono gli evoluzionisti: Darwin e neoevoluzionisti. I neoevoluzionisti sono quelli che a monte delle selezione
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00domenica 15 maggio 2011 17:11
naturale pongono l'apporto di casuali piccole, anche minime, mutazioni genetiche, e come tali ereditarie; al tempo di Darwin non si conosceva la realtà delle mutazioni genetiche.

“L'irriducibile complessità” dell'ID dice che nella cellula non c'è solo una differenza di grado di complessità rispetto alla realtà non vivente, ma c'è una complessità di tipo, cioè si hanno strutture irriducibilmente complesse. Ciò vuol dire che se si toglie qualcosa da una struttura irriducibilmente complessa tale struttura non funziona più. “L'irriducibile complessità” affermando una differenza non solo di grado, ma anche di tipo, è totalmente orientata al vitalismo, cioè a riconoscere nel vivente un'unità sostanziale, ma non vi giunge dichiaratamente, e questo indebolisce il pensiero di Michael J. Behe.

Il vitalismo, come è noto, si contrappone al meccanicismo, cioè alla riduzione di un vivente ad una somma di meccanismi senza un'unità sostanziale.

L'ID non riconosce nella selezione naturale l'evento totale che gli attribuiscono gli evoluzionisti: Darwin e neoevoluzionisti.

Non sono mancate reazioni all'ID, e si è giunti fino in tribunale per vietarne l'insegnamento nelle scuole pubbliche, non certo in quelle private, molto numerose in America e finanziate dagli Stati.

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00domenica 15 maggio 2011 17:11
Questo è successo in un tribunale della Pennsylvania; nel tribunale distrettuale di Harrisburg. Il contenzioso specifico era che il Consiglio scolastico del distretto di Dover, nell'ottobre del 2004, aveva deciso di presentare accanto all'evoluzionismo l'insegnamento dell'“intelligent design”. La sentenza è stata che “l'Intelligent design” non deve essere insegnato nelle scuole statali. Perché? Semplice! Perché il suo insegnamento, viola la Costituzione dello Stato dove si dice che nelle scuole pubbliche non si tratti di religione, in ragione della separazione tra Stato e Chiese.

Dunque vietato dire che la teoria evoluzionista ha carenze e problemi, altrimenti si finisce per parlare di Dio! Ma qualcosa cigola nella sentenza del giudice perché un conto è la diffusione dei messaggi della Chiesa, o delle varie Chiese, basati sulla rivelazione cristiana, un conto è affermare l'esistenza di Dio, cosa affermata, come tutti sanno, nella Costituzione Americana.

Ma tutti possono vedere che non è una vittoria scientifica.

Queste le parole del Consiglio: “Gli studenti studieranno problemi e carenze della teoria di Darwin e delle altre teorie dell'evoluzione, includendovi, ma non solamente, la teoria dell'intelligent design”, niente di più ampio e di intelligente per una scuola! Ma è stato contestato. Anche in Italia in una scuola si è levata la contestazione contro la spiegazione dell'ID, accanto alle teorie evoluzioniste. E' successo a Genova nell'ottobre 2006. Il prof. Enrico Demme è stato allontanato dalla sua classe e trasferito altrove perché tre mamme hanno protestato contro il fatto che egli parlasse ai bambini di “tutte le teorie sull'origine del mondo non dando per buona e scontata solo quella evoluzionista”

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00domenica 15 maggio 2011 17:12
Ma gli evoluzionisti sanno bene che per colmare i loro larghissimi vuoti, hanno solo ipotesi, modelli ipotetici, suggestioni; non dati sperimentali di laboratorio.

Ad esempio, in tanti anni che c'è la teoria di Darwin, non si potevano prendere degli scimpanzé e selezionarli, incrociarli, addestrarli, velocizzando così l'evoluzione, per arrivare ad avere un soggetto umano. Se questo processo, come loro affermano, è stato possibile in natura, come non poteva essere possibile in laboratorio con l'aiuto della mano selezionatrice dell'uomo? Ma non si è mai fatto l'esperimento per la semplice ragione che si sapeva che non aveva nessuna possibilità di riuscire; e dunque perché mettere a repentaglio la propria carriera?

Antonino Zichichi, presidente della Federazione Mondiale degli Scienziati (World Federation of Scientist) dice - da buon seguace del metodo sperimentale galileiano - che la dottrina evoluzionista non ha base scientifica. (Cf. Perché io credo in colui che ha fatto il mondo, 1999; Galileo divin uomo, 2001).

C'è un crescendo di voci che sta spezzando il monopolio culturale degli evoluzionisti. Molto nota è la presa di posizione di Maurizio Blondel, quotatissimo giornalista: “L'uccellosauro (l'archeopterix) e altri animali. La catastrofe del darwinismo, Ed. Effedieffe, Milano 2002”.

Tra gli italiani critici dell'evoluzionismo, va segnalato il biologo Marcello Barbieri, docente di Biologia dello sviluppo presso l'Università di Ferrara, nonché presidente e fondatore dell'Associazione Italiana per la Biologia Teorica; l'immunofarmacologo Giovanni Monastra, direttore generale dell'Istituto di ricerca per gli alimenti e la nutrizione e autore di un agile saggio (Le Origini della vita, ed. Il Cerchio-Itaca, collana l'Altrotesto, Rimini-Castelbolognese, 2000); il professore di Biologia Edoardo Boncinelli docente presso l'Università Vita-Salute di Milano; il chimico Giulio Dante Guerra, ricercatore del CNR all'Università di Pisa, sui materiali macromolecolari, autore di un articolo (“L'origine della vita” in IDIS, Dizionario del Pensiero Forte, Cristianità, Piacenza 1997, pp. 251-256).
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00domenica 15 maggio 2011 17:12
Un caso a sé è costituito dal libro di Antonio Lima-de-Faria, emerito dell'Istituto di Citogenetica Molecolare Università di Lund (Svezia) (81 anni al momento dello scritto): “Evoluzione senza selezione”, ed. Nova Scripta, Genova, 2003. L'autore contesta decisamente il neoevoluzionismo, che si basa sulle microevoluzioni e la selezione. Contesta che il caso possa produrre l'ordine. Vede la necessità di distanziarsi dal meccanicismo, ma non fa il passo per riconoscere l'unità sostanziale del vivente. Mantiene questa posizione non distinguendo tra non vivente e vivente, facendo consistere tutto in una necessità della materia capace di autorganizzarsi. Ma circa l'autorganizzazione nel mondo molecolare sfonda una porta aperta da sempre, poiché nessuno ha mai pensato che un atomo o una molecola, o una sequenza di DNA, si combini con un'altra a dispetto di se stessa e dell'altra. Quello che sfugge, o che vuole che sfugga, all'autore è che il processo unitario di una cellula è sotto l'egida dell'unità della cellula. I processi molecolari, con geni, cromosomi, proteine, ecc. certamente non sono da considerarsi come la semplice somma di processi concepiti linearmente, poiché tutto è anche tridimensionale, cioè esiste una reciproca influenza, cosicché un'operazione è influenzata da un'altra e questa a sua volta dipende, seppur in istante diverso, da quella. Ogni operazione così non può prescindere dall'appartenenza al tutto vitale per il quale cospira e dal quale nello stesso tempo dipende. Questo tutto vitale non è una somma di materia ordinata, ma un tutto vitale, che è un'unità sostanziale. Il meccanicismo
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00domenica 15 maggio 2011 17:12
che l'autore in prima battuta rifiuta, ma poi segue in pratica, ha trovato il suo antagonista proprio nel vitalismo, che fa notare come il fenomeno vita voglia una realtà unitaria sostanziale. Ma l'autore non accede al vitalismo, perché vuole omologare la vita al minerale. Un errore grossolano e anche grande, poiché la vita è ben decifrabile, immediatamente. Un animale si nutre, si muove, si moltiplica, cerca una compagna, si difende, ha emozioni: paura, attrazione, docilità, aggressività. L'autore presenta i cristalli sullo stesso piano della vita, facendo notare alcune analogie tra la figura complessiva di alcuni cristalli (tetraedrite, solfuro di rame e antimonio; andalusite; berillo, solicato di berillio di alluminio) e alcune forme geometriche di fiori, e di ramoscelli con la cristallizzazione del rame, di corna di cervo con cristalli di carbonato di calcio, di corni con cristalli curiosamente ricurvi di clorite. Presenta poi il fatto che un cristallo rotto si può autoriparare, ricominciando a crescere. Ovviamente, questo avviene in presenza di situazioni ambientali favorevoli al fatto, e non desta nessunissima meraviglia che un cristallo di quarzo immerso nella soluzione giusta alla temperatura giusta si accresca. Ma è chiaro che il cristallo di quarzo non si muove alla ricerca della soluzione giusta. L'autore vuole vedere nel cristallo che si ripara il parallelo con il ricrescere - ridotto - di una zampa, in piccoli animali, ad esempio in una lucertola, ma non considera che la lucertola lo ripara in quanto viva e non in quanto morta. Una lucertola morta, soffocata, con una zampa rotta, anche se messa in una qualche soluzione a temperatura
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00domenica 15 maggio 2011 17:12
desiderabile, non riforma la zampa. L'autore presenta anche il virus del tabacco, che suddiviso nelle sue strutture elementari, si ricompone in condizioni di soluzione particolare; ma ciò non lo omologa al minerale, perché il virus ha una vera attività vitale che il minerale non ha affatto, infatti il virus si moltiplica dentro un vivente, usando delle strutture cellulari del vivente, per replicarsi. Un pezzetto di cristallo introdotto in un corpo non si replica affatto. L'autore, infine, ignora la realtà dei fatti della paleontologia. Ignora del tutto l'abiogenesi e i suoi solenni fallimenti. Il risultato del suo lavoro ha il solo aspetto positivo di vedere l'inconsistenza del neoevoluzionismo. Inoltre, se il suo intento è l'affermazione dell'ateismo, l'autore fallisce anche in questo, perché se la materia ha in sé l'ordine causale ordinato di tutto, questo non può essere altro che dovuto ad un'Intelligenza che ha impresso ciò nella materia. L'ateismo cavalca sempre la parola caso, ma l'autore parte dall'ordine che crea l'ordine, e dunque con ciò fallisce la negazione dell'esistenza di Dio.

Dalla paleontologia, dalla biochimica, dalla biologia molecolare, dall'anatomia comparata, dall'antropologia, dall'etologia, dalla zoologia parte un movimento che, anche se combattuto aspramente dai dogmatci dell'evoluzionismo, risulta inarrestabile.

E’ stata recentemente istituita l’”Associazione Italiana studi sulle Origini” (A.I.S.O.), promotrice del creazionismo. E' un'associazione laica, apartitica, apolitica, di ispirazione cristiana, ma non legata ad alcuna istituzione religiosa. Possiede un sito internet. Lo scrivente non fa parte di questa associazione.

E’ stata istituita anche “Alleanza Studentesca”, sorta nel 2000. Si sta battendo per la revisione dei libri di testo, in una prospettiva culturale pluralistica che faccia vedere le lacune delle teorie evoluzioniste e presentino anche il creazionismo.

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00domenica 15 maggio 2011 17:12
Reazioni



Recentemente è uscito il volume: “Dio e l'evoluzione”, di Alister McGrath (docente di teologia all'Università di Oxford), ed. Rubettino, 9/2006, pag 207. Contro questo libro, implicitamente, si è scagliato Telmo Pievani (filosofo della scienza, docente di epistemologia all'Università degli studi Milano-Bicocca, seguace di Richard Dawkins, e dichiarato ateo) con il libro: “Creazione senza Dio”, ed. Einaudi, 10.2006, pag. 137. Questo libro, duro, corrosivo, è stato ridotto alle sue reali dimensioni da Vittorio Mathieu (docente di filosofia teoretica all'Università di Trieste, già vicepresidente del Consiglio esecutivo dell'UNESCO, Parigi, e attualmente impegnato sul rapporto tra scienza e filosofia) con un dotto ed equilibrato articolo su “Il Giornale”, lunedì 5 Febbraio 2007, titolato: "L'evoluzione in nome di Dio".
"McGrath: si addottorò anzitutto in biofisica molecolare e solo più tardi, dopo aver studiato filosofia, divenne teologo. E Giovanni Federspil - che ha curato l’edizione italiana del libro di McGrath - è professore ordinario di Medicina interna all’Università di Padova". "McGrath ci ricorda che il Dio come «orologiaio perfetto» è un’immagine massonico-leibniziana intesa a spiegare l’universo come un meccanismo. E Pievani, sulle orme di Dawkins, giunge a parlare di «blasfemia del disegno intelligente» (pag. 126). Ma l’universo, e in particolare la vita che vi si sviluppa, non è un meccanismo, come quelli che noi uomini costruiamo per soddisfare un nostro bisogno. E le imperfezioni che notiamo nel mondo non sono imputabili a un «orologiaio cieco» trascendente, che come orologiaio certo non esiste".

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00domenica 15 maggio 2011 17:13

I contestatori dell' I.D., fra i quali spicca Francisco José Ayala, biologo e filosofo statunitense, di origine spagnola: “Il dono di Darwin alla scienza e alla religione”, ed. Jaca Book-san Paolo, 2009; edizione originale in inglese: “Darwin's Gift to Science and Religion”, Washington, 2007, dopo aver affermato un finalismo retto dal caso e dalla selezione naturale, entrano nel campo teologico per convincere i credenti che non c'è disarmonia tra Darwin e la fede, anzi Darwin è un servizio alla fede. Al proposito Francisco José Ayala dice che l'I.D. ha il torto di attribuire a Dio, "onnisciente, onnipotente e misericordioso", tutte le situazioni disastrose della terra (catastrofi, malattie, crudeltà animali); dunque l'I.D. fa un cattivo servizio alla religione, poiché Dio non è responsabile delle gravi disfunzioni di questo mondo.
Ma Francisco Ayala, che è anche un filosofo, dovrebbe affermare che l'esistenza delle cause seconde risale a Dio, causa prima di tutto (si dicono cause seconde le azioni che una cosa creata può esercitare su di un'altra cosa creata) e dunque anche le catastrofi risalgono in definitiva a Dio; se poi vuol fare il teologo cristiano deve sapere che la caducità è entrata nel mondo con il peccato (Rm 8,20)
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00domenica 15 maggio 2011 17:13
e che bisogna riflettere su questo, e ascoltare la teologia sul tema del male. La caducità è che per il peccato gli uomini hanno demeritato la situazione del paradiso terrestre (Gn 3,23). La caducità nasce dai peccati degli uomini: ribelli gli uomini a Dio, ribelli all'uomo le forze della natura, poiché Dio le lascia al loro corso. La caducità sta nelle inadempienze degli uomini circa la sicurezza delle loro costruzioni, sta nella violenza dell'uomo contro l'uomo, nell'inquinamento, nel dispendio per le armi.
Francisco José Ayala cade in un dualismo: da una parte il Dio del cielo, e dall'altra parte la selezione naturale quale deus nel tempo. A questo punto non si vede proprio come Francisco Ayala possa dire che Darwin è un dono per la religione cristiana!
Francisco José Ayala traccia un Dio tutt'altro che misericordioso, poiché se da una parte viene presentato esente da responsabilità, dall'altra viene tratteggiato senza alcun intervento misericordioso o correttivo (Cf. Eb 12,8).
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00domenica 15 maggio 2011 17:16

Le ere della paleontologia

Il mondo dei viventi viene oggi suddiviso in cinque regni: Procarioti o Monere (Batteri e Alghe azzurre o Canoficee; con il sottoregno degli Archeobatteri e degli Eubatteri); Eucarioti (Eumiceti e Alghe rosse); Protisti (Protozoi, Ficomiceti e Alghe); Piante; Animali.

E' in uso anche questa suddivisione: REGNO: animale, RAMO: vertebrati, CLASSE: mammiferi, ORDINE: carnivori, FAMIGLIA: es. felini, GENERE: gatto, SPECIE: gatto domestico, VARIETA': gatto soriano, siamese, ecc..

ERA

PERIODO & EPOCA

LIMITE CRONOLOGICO

COMPARSA FORME VIVENTI

Quaternario

Oleocene

10.000

Pleistocene

1.600.000

uomo F

CENOZOICO

Pliocene

5.200.000

Miocene

26.000.000

mammiferi

Terziario

Oligocene

37.000.000

erbivori e

Eocene

54.000.000

carnivori

Paleocene

65.000.000

GT

Cretaceo

136.000.000

primati, piante con fiori

MESOZOICO

Giurassico

195.000.000

uccelli, dinosauri

Triassico

225.000.000

mammiferi

HG

Permiano

280.000.000

Carbonifero

345.000.000

rettili, foreste di felci

PALEOZOICO

Devoniano

395.000.000

anfibi, insetti

Siluriano

430.000.000

piante vascolari terrestri

Ordoviciano

500.000.000

pesci, cordati

Cambriano

570.000.000

molluschi, trilobiti

GH

PRECAMBRIANO

700.000.000

alghe

1.200.000.000

cellule eucariote

3.800.000.000

cellule procariote

4.650.000.000

FORMAZIONE DELLA TERRA

GH

                             

 

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00domenica 15 maggio 2011 17:16
Organismi persistenti “fossili viventi”

I Procarioti sono i primissimi organismi unicellulari comparsi sulla terra 3,8 miliardi di anni fa, relativamente non molto dopo il raffreddamento della crosta terrestre datato ai 4 miliardi di anni circa. La cellula è molto piccola, senza organuli, con un solo cromosoma anulare formato da DNA non legato a molecole di proteine basiche, con eventuali plasmidi, cioè da anelli di DNA molto più piccoli dell'anello del cromosoma, che possono fondersi e separarsi nuovamente dall'unico cromosoma. Il contenuto in DNA non supera i sei milioni di coppie di basi. Non esiste nei procarioti divisione tra nucleo e citoplasma. Circa 3,8 miliardi di anni fa i Procarioti presentavano la stessa identica struttura che hanno ancora oggi. Il fenomeno della preesistenza delle specie lungo i milioni di anni non è affatto ristretto, ma ampio. Esempi classici sono il Brachiopode lingula dell'Ordoviciano e il Cefalopode Nautilus che risulta invariato dal Triassico, lo si riteneva estinto fino al 1829, quando ne venne scoperto un esemplare. Le Spugne sono persistenti nelle loro realtà da un miliardo di anni. Molti molluschi sono gli stessi da 500-400 milioni di anni. Lo scorpione da 400 milioni di anni. I pesci Dipnoi da 350 milioni di anni. Esistono poi organismi, che pur mutatati, mantengono le caratteristiche primitive del loro gruppo. Così è per l'Opossum, mammifero marsupiale, strettamente affine ai suoi parenti del Cretaceo. Il Limulo, un Artropoide, ancora praticamente identico ai sui parenti fossili del Giurassico. Anche gli Squali, comparsi nel Devoniano, circa 400 milioni di anni fa, sono mutati molto poco nel corso del tempo geologico, e ancora oggi ne esistono moltissime specie. Non mancano fossili viventi tra i vegetali, come il genere Gingko (Gimnosperma) comparso nel Giurassico e pervenuto ai giorni nostri con l'unica specie Gingko biloba senza modificazioni sostanziali. Il censimento degli organismi persistenti non è affatto concluso. Ad esempio, nel 1938 alle foci del Chalumna in Sud Africa venne pescato un pesce (Latimeria chalumnae), lungo 1,50 m del peso di 57 kg. Quel pesce aveva le caratteristiche dei Crossopterigi Celacantiformi, a pinne muscolose, apparsi durante l'era Paleozoica, 400 milioni di anni fa. Si riteneva che si fossero estinti al tempo dell'estinzione dei dinosauri.

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00domenica 15 maggio 2011 17:17
Il salto tra Procarioti ed Eucarioti: un fatto impressionante



Circa 1-1,2 miliardi di anni fa si registrò su tutta la terra l'imponente fenomeno della comparsa degli Eucarioti. Il termine “eucariote” deriva dalla fusione di due termini greci: "eu", vero e "carion", nucleo. La caratteristica principale di questo tipo di cellule è quella di avere un nucleo ben definito e isolato dal resto della cellula tramite l'involucro nucleare. Le cellule eucariote hanno dimensioni dell'ordine di poche decine di µm. Sono delimitate dalla membrana cellulare. Nel citoplasma sono posti gli organuli cellulari, delimitati da membrane. Il DNA è legato a molecole proteiche basiche, gli istoni, con un maggior numero di nucleotidi che nei Procarioti. I cromosomi non sono più anulari, ma bastoncellari. Oltre al nucleo, si hanno mitocondri, il reticolo endoplasmatico, l'apparato del Golgi, i lisosomi, i ribosomi, le fibre proteiche costituenti il citoscheletro. Le cellule eucariote si possono dividere per mitosi o per meiosi (solo quelle diploidi). Le cellule eucarioti apparvero improvvisamente su tutta la terra, senza passaggi intermedi. Questo è un dato impressionante, che, unito alla persistenza dei Procarioti fino ad oggi, pone l'autoevoluzionismo nell'impotenza di sostenere se stesso.

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00domenica 15 maggio 2011 17:17
Comparsa repentina degli invertebrati



Gli Invertebrati compaiono all'improvviso e in massa nell'immediato Infracambrico e nel Cambrico.

Nell'immediato Infracambrico e nel Cambrico compaiono improvvisamente le Scifomeduse e gli Antozoi (Celenterati); i Cistoidi, gli Asteroidi e gli Oloturoidi (Echinodermi); gli Articolati e gli Inarticolati (Branchiopodi); i Monoplacofori, i Nautiloidi, i Gasteropodi e i Lamellibranchi; tra gli Artropodi, le Trilobiti, i Gigantostraci, ecc. (Molluschi).

Le Trilobiti forniscono un esempio impressionante. Esse avevano occhi sfaccettati come gli insetti. Una Trilobite (Remopleurides) ha 17.000 faccette, contro le 10.000 delle Api attuali.

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