Commento
Il salmo esprime un’ardente e calma supplica a Dio. L’orante riconosce Dio come suo re provvidente e misericordioso. Egli prega incessantemente fin dal mattino, e attende il suo aiuto in mezzo alle difficoltà causate da tanti suoi nemici. L’orante interpella Dio presentandogli la sua fede: “Tu non sei un Dio che gode del male…”. Poi conferma se stesso: “Sanguinari e ingannatori, il Signore li detesta”. Quindi indirizza il suo cuore verso la gioia che Dio nella sua misericordia gli darà: “Io, invece, per il tuo grande amore, entro nella tua casa…”. Lo scrittore del salmo ha in mente il tempio, e pensa che Dio lo salverà dagli avversari e gli darà la grazia di potere giungere a Gerusalemme ed entrare nel tempio. Nel compimento di Cristo la casa del Signore è il santuario del cielo (Cf. Eb 8,2; 9,11; 9,24). La richiesta di condanna, “Condannali, o Dio, soccombano alle loro trame…”, non è accolta nella recitazione cristiana perché legata alle “imperfezioni” del vecchio testamento. Il salmo termina con un’apertura a tutti i giusti per i quali l’orante desidera gioia e pace dalla benevolenza di Dio.