CATTOLICI

SALMO 8

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    00 15/05/2011 16:32

     

     

     


    Al maestro del coro. Su "I torchi". Salmo. Di Davide

    O Signore, Signore nostro,
    quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
    Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,

    con la bocca di bambini e di lattanti:
    hai posto una difesa contro i tuoi avversari,
    per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

    Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
    la luna e le stelle che tu hai fissato,

    che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi,
    il figlio dell'uomo, perché te ne curi?

    Davvero l'hai fatto poco meno di un dio,
    di gloria e di onore lo hai coronato.

    Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
    tutto hai posto sotto i suoi piedi:

    tutte le greggi e gli armenti
    e anche le bestie della campagna,

    gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
    ogni essere che percorre le vie dei mari.

    O Signore, Signore nostro,
    quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

     

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    Commento


    L’orante esprime il suo stupore verso Dio. Ogni cosa sulla terra manifesta la sua potenza e grandezza - “il suo nome” -. Egli è tanto potente che può abbattere i suoi avversari anche solo con la bocca dei bimbi e dei lattanti, proclamanti la sua maestà, che gli empi vorrebbero oscurare.
    Lo spettacolo della volta stellata fa sentire l’orante piccolo, poca cosa, e quindi realtà trascurabile da Dio, ma non è affatto così. L’uomo - afferma l’orante – è fatto poco meno degli angeli, capace di dominio sulle cose create da Dio. Gli angeli sono puri spiriti e come tali hanno una natura superiore a quella dell’uomo, che apprende le cose in concomitanza con i sensi, mentre l’angelo è semplice intellezione. Tuttavia gli angeli non procreano, collaboratori di Dio, una carne, che è animata da un’anima creata all’istante da Dio per la formazione di un nuovo uomo o di una nuova donna. Poi nessun angelo ha una carne contro la quale lottare, e con la quale giungere a testimoniare il suo amore a Dio fino a sacrificare la vita.
    L’orante termina il salmo con le stesse parole di stupore con il quale l’aveva cominciato.