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SI RECARONO DA LUI CON UN PARALITICO PORTATO DA QUATTRO PERSONE".(Mc. 2,3)

Ultimo Aggiornamento: 01/05/2012 19:26
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Sesso: Femminile
01/05/2012 19:26

SI RECARONO DA LUI CON UN PARALITICO PORTATO DA QUATTRO PERSONE".(Mc. 2,3)

L’episodio narrato nel Vangelo di oggi è talmente ricco di insegnamenti che, anche solo ad accennarli, si rischia di dimenticare cose importanti.

C’è un paralitico, cioè una persona inabile, incapace di gestirsi da sola. La testa c’è, il ragionamento è chiaro, la volontà anche, ma non può muoversi. E’ come uno che rischia di morire di sete nel deserto a due passi da un’oasi e da un pozzo di acqua fresca, solo perché non riesce più a muovere le gambe.

Questo paralitico conosce la sua miseria ma ha sentito parlare di Gesù, del suo perdono, dei suoi miracoli e dentro si sé è sicuro di poter essere guarito… ma, come fare ad andare da Gesù se le sue gambe si rifiutano di portarlo?

Quest’uomo ha però la fortuna di avere quattro amici, di quelli veri, non dei compagni di viaggio solo interessati alle proprie mete che passano il tempo chiacchierando, non di quelli che, davanti alle tue pene ti guardano con commiserazione e ti dicono : "Poverino" e poi tirano dritto pensando: "Meno male che non è capitata a me", non intellettuali che cercano con parole di spiegare il male degli altri ma che se ti dovessero dare un’ora del loro tempo per un servizio sono già troppo impegnati e presi da mille cose.

Gli amici del paralitico sono persone disponibili, sono persone che sanno rischiare sull’idea del loro amico, sono persone che muovono poco la lingua ma sanno utilizzare bene le gambe e le braccia, sono uomini che non si scoraggiano davanti alle difficoltà, che sanno aguzzare il cervello e che, quando la porta è chiusa entrano dalla finestra.

E Gesù, senza che ci sia una professione di fede verbale, capisce che la fede di quei cinque è talmente grande che li ripaga con la stessa grandezza. Prima ancora del miracolo materiale dona a quell’uomo il miracolo più importante, quello del perdono, prima di interessarsi a gambe impedite, si interessa all’uomo chiuso in se stesso, incapace di accostarsi a Dio, e lo perdona.

Penso sia facile capire che quel paralitico siamo noi impediti dal nostro peccato di arrivare a Dio. Ma se guardiamo bene, anche noi abbiamo "amici" disposti a portarci a Gesù. Forse sulla terra sono rari ma ci sono certamente in cielo: Maria ci vuole bene, i santi desiderano la nostra salvezza, gli angeli sono ansiosi di aiutarci e i nostri defunti intercedono per noi davanti al Signore. Se abbiamo fede essi ci portano a Dio davanti al quale non c’è bisogno di parlare per chiedere questo o quello, ma davanti al quale basta presentarsi con la nostra miseria ma con fiducia nella sua misericordia e allora Lui non solo si interesserà alle nostre gambe indurite, ma si interesserà soprattutto a liberare il cuore dalla sua durezza e dagli impedimenti che non gli permettono di amare e anche a noi con verità potrà dire: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati".

 

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