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Come ci è giunta la Bibbia

Ultimo Aggiornamento: 18/03/2011 10:54
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18/03/2011 10:49

Come ci è giunta la Bibbia
Il canone del Nuovo Testamento: La parola "canone" significa letteralmente "canna o bastone da misurare", e nell'uso cristiano venne ad assumere il significato di "regola di fede scritta" cioè l'elenco dei libri originali ed autorevoli che componevano la Parola di Dio.

I libri canonici del Nuovo Testamento erano quelli che vennero generalmente riconosciuti dalla Chiesa come scritti genuini ed autentici aventi autorità apostolica.

Ai giorni di Cristo esisteva nella letteratura del popolo ebraico un gruppo di scritti chiamati "Le scritture", attualmente chiamati Antico Testamento e comunemente ritenuti dal popolo aventi origine divina.

Venivano chiamati LA PAROLA DI DIO e lo stesso Gesù dava a questi scritti (Antico Testamento), tale riconoscimento. Essi venivano letti ed insegnati regolarmente nelle sinagoghe.

Al loro apparire, gli scritti apostolici vennero aggiunti a queste scritture ebraiche e tenuti nella stessa sacra considerazione, ed ogni chiesa voleva non solo quello che le era stato indirizzato. ma anche copie degli scritti indirizzati alle altre chiese.
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18/03/2011 10:50

INIZI DEL CANONE NEOTESTAMENTARIO

Il Nuovo testamento stesso accenna al fatto che mentre gli apostoli erano ancora in vita, e sotto la loro supervisione, cominciarono ad essere fatte raccolte degli scritti di questi ultimi, che venivano considerate Parola di Dio insieme al Vecchio Testamento.

Paolo reclamò per il suo insegnamento l'ispirazione divina (1 Corinzi 2:7-13 e 14:37 - 1 Tessalonicesi 2:13)

Lo stesso fece Giovanni per il libro dell'Apocalisse (Apoc. 1:2)

Paolo scriveva le sue epistole perchè venissero lette nelle Chiese.

Pietro scriveva affinchè "queste cose" restassero nelle Chiese dopo la sua dipartita (2 Pietro 1:15)

Gli apostoli scrissero a quanto sembra, molte lettere tenendo presenti gli immediati bisogni delle Chiese. Per quanto riguarda le lettere che dovevano essere preservate per le età future, noi crediamo che Iddio stesso vegliò e fece la Sua scelta.

I libri del Nuovo Testamento, apparvero per la prima volta così:

In Palestina: Matteo, Giacomo, Ebrei

In Asia minore: Giovanni, Galati, Efesini, Colossesi, 1 e 2 Timoteo, Filemone, 1 e 2 Pietro, 1,2 e 3 Giovanni, Giuda, Apocalisse

In Grecia: 1 e 2 Corinzi, Filippesi, 1 e 2 Tessalonicesi, Luca

A Creta: Tito

A Roma: Marco, Atti, Romani

La Palestina, l'Asia minore, la Grecia, e Roma erano distanti tra di loro. I libri del Vecchio Testamento avevano avuto origine nell'ambito di un solo piccolo paese, ma i libri del Nuovo Testamento in paesi grandemente distanti tra loro.

L prime raccolte furono incomplete. Quello di allora non era un mondo di strade ferrate, aerei e comunicazioni radio, come quello in cui viviamo oggi. I viaggi e le comunicazioni erano lente e pericolose, e quello che oggi sarebbe un viaggio di poche ore avrebbe allora richiesto mesi o anni. La stampa era sconosciuta in quei tempi e la compilazione di copie a mano era un lavoro lento e laborioso. Inoltre era un'epoca di persecuzione in cui i preziosi scritti cristiani dovevano essere tenuti nascosti, e fino ai giorni di Costantino non vi furono concili o conferenze della Chiesa nelle quali i cristiani da parti lontane potessero riunirsi e confrontare le note su tutti gli scritti in loro possesso.

I libri spuri: Oltre i libri canonici del Nuovo Testamento ve ne furono molti altri, sia buoni che di natura fraudolenta. Alcuni erano tanto buoni e di valore da essere stati per un certo tempo, in alcune loro parti considerati come scritture, mentre altri non erano che degli autentici falsi. Il criterio per giudicare un libro prima della sua accettazione, consisteva nell'accertarsi se esso fosse di autentica origine apostolica. Tale indagine non era per tutti i casi, in particolar modo per i meno conosciuti, provenienti da lontane regioni.

Gli scritti tuttora esistenti, di cristiani che vissero nello stesso periodo degli apostoli, sono pochi a causa della natura deteriorabile del materiale adoperato, ed anche perchè, essendo questo un periodo di persecuzione, molti di essi andarono spesso distrutti. Ma benchè pochi, essi recarono la loro indiscutibile testimonianza della esistenza, ai loro giorni, di un gruppo di scritti autorevoli, considerati "SCRITTURA" dai cristiani, ed abbondano di citazioni e riferimenti tratti da questi scritti.

Vediamo alcune citazioni:

Clemente di Roma nella sua epistola ai Corinzi del 95 A.D. fa riferimento a: Marco, Luca, Romani, Corinzi, Ebrei, 1 Timoteo, 1 Pietro.

Policarpo nella sua lettera ai Filippesi del 110 A.D. circa, cita Filippesi e riproduce espressioni di altre 9 epistole Paoline e 1 Pietro.

Ignazio, nelle sue sette lettere, scritte verso il 110 A.D. durante il suo viaggio da Antochia a Roma, dove avrebbe subito il martirio, fa citazioni da: Matteo, 1 Pietro, 1 Giovanni, e da 9 epistole Paoline.

Papia (70-155 A.D.) discepolo di Giovanni, scrisse "una spiegazione dei discorsi del Signore" in cui fa citazioni da Giovanni e riporta tradizioni circa le origini di Matteo e Marco

L'Epistola di Barnaba, scritta tra il 90 ed il 120 A.D., riporta citazioni da Matteo, Giovanni, Atti, 2 Pietro, ed usa l'espressione "sta scritto", una formula comunemente impiegata nelle sole Scritture

Tiziano, verso il 160 A.D., compose una "Armonia dei quattro evangeli" chiamata "Diatessaron", e questo prova che quattro e solo quattro vennero comunemente riconosciuti tra le Chiese

e altri ancora come:

La Didachè (80 - 120 A.D.)

Giustino Martire (140 A.D.)

Basilide (117 - 138 A.D.)

Ireneo (130 - 200 A.D.)

Tertulliano di Cartagine (160 - 220 A.D.)



Dalle precedenti citazioni e da quella relativa ad Eusebio (che troviamo più avanti), si riscontrerà che per un certo periodo di tempo vi fu una lieve variazioni di opinioni intorno alla canonicità dei vari libri. Ciò era dovuto semplicemente al fatto che a causa della lentezza dei mezzi di comunicazione, data la vasta estensione dell'Impero Romano, ed a motivo di 300 anni di implacabile persecuzione, non vi fu alcuna possibilità per le Chiese, di un chiaro, aperto, ragionevole tentativo di raggiungere un generale consenso sulla genuina autorità apostolica dei diversi libri, fin quando agli inizi del IV secolo, venne proclamato l'editto di tolleranza da parte di Costantino.

Eusebio (264 - 340 A.D.), vescovo di Cesarea e storico della Chiesa, sopravvisse all'imprigionamento durante la persecuzione di Diocleziano che rappresentò lo sforzo decisivo di Roma per cancellare definitivamente il cristianesimo, ed uno dei cui obiettivi specifici era la distruzione di tutte le scritture cristiane. Per 10 anni gli agenti di Roma andarono a caccia di Bibbie, che venivano bruciate nei pubblici mercati. Per i cristiani il sapere quali libri componessero le loro Scritture, non era quindi una futile questione.

Eusebio visse fino al regno di Costantino, che accettato il cristianesimo, fece di lui il suo principale consigliere religioso. Uno dei primi atti di Costantino alla sua ascesa al trono, fu l'ordinazione per le chiese di Costantinopoli, di 50 Bibbie, da prepararsi sotto la guida di Eusebio, mediante abili copisti sulla migliore pergamena, e la cui consegna doveva essere effettuata da Cesarea a Costantinopoli a mezzo di carri imperiali.

Quali libri costituivano il Nuovo Testamento di Eusebio? Esattamente quelli che costituiscono l'attuale.

Il Concilio di Cartagine del 397 A.D. diede la sua ratifica ai 27 libri del Nuovo Testamento come li conosciamo noi, esprimendo quello che era divenuto l'unanime giudizio delle chiese e il riconoscimento del LIBRO che era destinato a divenire LA PIU' PREZIOSA EREDITA' DELL'UOMO.
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18/03/2011 10:50

LA CRITICA MODERNA

La Bibbia con il suo canone neotestamentario di 27 libri, accettato dai primi Padri Cristiani e finalmente ratificato nel Concilio di Cartagine, divenne, senza ulteriori discussioni, la Bibbia accettata dalla cristianità per mille anni.

Con il sorgere del moderno spirito critico sopravvenne una nuova indagine sull'autenticità ed origine dei libri della Bibbia, come anche di tutti gli antichi libri.

Tale critica riguarda la genuinità ed autenticità dei libri della Bibbia: chi è l'autore di ciascun libro, la sua data di composizione e la sua storicità.

Si tratta semplicemente di riaprire una questione risolta definitivamente ed in maniera soddisfacente dai Padri Cristiani della prima generazione.

I critici moderni non hanno compiuto sforzi nè più decisi nè più profondi per accettare l'autenticità dei libri del Nuovo Testamento di quelli operati dalle generazioni del periodo in cui essi comparvero per la prima volta.

I falsi letterari vengono scoperti presto, e se un libro sia storico o contenga solo della finzione letteraria, lo si riconosce alla pubblicazione.

La sfortuna è che i critici che hanno messo da un canto il punto di vista tradizionale sulle origini dei libri della Bibbia, presumono di avere il monopolio dell'erudizione.

Il nostro vecchio LIBRO ha logorato diverse incudini e continuerà e continuerà a vivere ancora per molto tempo dopo che i suoi critici saranno caduti nell'oblio, continuando nel suo cammino, onorato ed amato da innumerevoli milioni di persone.

Tale critica è il confronto fatto tra i vari manoscritti onde accertare il testo esatto originale da cui esso sono stati copiati. Esso ci ha portato al testo Maroterico ebraico per il Vecchio Testamento ed a quello greco di Westcoot ed Hort per il Nuovo Testamento, i quali danno in linea di massima le esatte parole originali della Bibbia. La stampa eliminò in seguito la possibilità di errori nel testo.
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18/03/2011 10:51

LIBRI APOCRIFI DEL NUOVO TESTAMENTO



Sono gli Evangeli leggendari e spuri, gli Atti degli Apostoli ed Epistole che cominciarono ad apparire nel II secolo. Si tratta per lo più di falsi e vennero riconosciuti come tali sin dagli inizi.

Sono pieni di narrazioni senza senso su Cristo e gli Apostoli, da non potere essere mai considerati divini, né inclusi nella nostra Bibbia. Sono deliberati tentativi di colmare i vuoti della narrazione del Nuovo Testamento intorno a Gesù, allo scopo di promuovere idee eretiche attraverso false affermazioni.

E' noto che vi sono stati più di 50 vangeli spuri oltre a molti Atti ed Epistole. La grande massa di questi scritti contraffatti rese di primaria importanza per la Chiesa primitiva l'operare una distinzione tra falso e vero.

Si dice che Maometto trasse le sue idee sul cristianesimo per la maggior parte da questi libri, ed essi sono all'origine di alcuni dogmi della Chiesa Romana.

Essi non devono andar confusi con gli scritti dei Padri Apostolici.

Ecco una lista dei più noti:



Vangelo di Nicodemo: comprende gli "Atti di Pilato" un sedicente rapporto ufficiale del processo di Gesù all'imperatore Tiberio. Prodotto nel II o V secolo, esso è puramente immaginario.

Protovangelo di Giacomo: è la storia dalla nascita di Maria fino alla strage degli innocenti. Cominciato a circolare nel II secol. Venne completato nel V secolo.

La Translatio Mariae: abbonda di sciocchi miracoli e culmina nell'assunzione in paradiso del suo "immacolato" e prezioso corpo. Fu scritto nel IV secolo con il sorgere del culto della vergine.

Il Vangelo secondo gli Ebrei: si tratta di aggiunte ai Vangeli canonici. Risale a circa il 100 A.D.

Il Vangelo degli Egiziani: conversazioni immaginarie tra Gesù e Salome. Composto tra il 130 e il 150 A.D., venne usato dai Sabelliani.

Il Vangelo dello pseudo Matteo: traduzione falsificata del Vangelo di Matteo, ricca di miracoli della fanciullezza di Gesù.

La Nascita di Maria: un falso intenzionale del VI secolo, composto allo scopo di promuovere il culto della vergine Maria. Divenne popolare con lo sviluppo del Papato.

Il Vangelo di Tommaso: del II secolo, descrive la vita di Gesù dai 5 ai 12 anni e ne fa un operatore di miracoli per la soddisfazione di capricci infantili.

Il Vangelo di Giuseppe il falegname: del IV secolo, ebbe origine in egitto ed ha per scopo l'esaltazione di Giuseppe.

L'Apocalisse di Pietro: contiene pretese visioni dell'inferno e del cielo concesse a Pietro. Eusebio stesso lo chiamava "spurio"

Gli Atti di Paolo: della metà del II secolo, sono un racconto fantastico per inculcare il principio della continenza.

Gli Atti di Pietro: della fine del II secolo, contengono la storia d'amore della figlia di Pietro, il conflitto con Simon Mago e la storia del Quo Vadis.

Gli Atti di Giovanni: della fine del II secolo, sono la storia di un viaggio a Roma. Puramente immaginari, contengono un rivoltante quadro di sensualità.



Altri scritti:

Gli Atti di Andrea

Gli Atti di Tommaso:

La lettera di Pietro a Giacomo:

L'Epistola di Laodicea

Le lettere di Paolo a Seneca

Il Vangelo degli Ebioniti



Caratteristica principale di questi scritti è che si tratta di finzione narrativa che si presenta in vesti di storia, ma per la maggior parte essi sono talmente assurdi che la loro falsità è evidentissima.
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18/03/2011 10:52

SCRITTI DEI PADRI APOSTOLICI

I Padri Apostolici (più precisamente Sub Apostolici) furono coloro la cui vita coincise in parte con la generazione apostolica. I loro scritti pervenutivi sono pochi (quanto vorremmo fossero in maggior numero!) a causa della natura deteriorabile del materiale da scrittura impiegato e delle persecuzioni dei loro giorni. Essi però sono di estremo valore poichè formano l'anello di congiunzione tra gli Apostoli e la successiva storia della Chiesa. Alcuni di essi godettero di tale alta considerazione, tanto che in alcune località vennero temporaneamente considerati Scrittura.

L'Epistola di Clemente ai Corinzi (95 A.D.). Clemente fu vescovo di Roma dal 91 al 100 A.D.. Compagno di Paolo e Pietro, egli doveva certamente conoscere Giovanni. Scrisse questa Epistola l'anno in cui Giovanni venne inviato in esilio a Patmo. Si dice che venisse condannato a lavorare nelle miniere e patisse il martirio nel terzo anno di Traiano. Si ritiene fosse probabilmente il Clemente cui si accenna in Filippesi 4:3.

L'Epistola di Policarpo ai Filippesi. Verso il 110 A.D. Policarpo discepolo di Giovanni e vescovo di Smirne, in risposta ad una lettera ai Filippesi che gli chiedevano consigli, scrisse un certo numero di lettere di cui ci resta soltanto questa. Somiglia molto alle lettere di Paolo che egli raccomanda loro di studiare attentamente.

L'Epistole di Ignazio, del 110 A.D. circa. Ignazio era discepolo di Giovanni e vescovo di Antiochia e patì il martirio a Roma nel 110 A.D. Nel suo viaggio da Antiochia a Roma, di passaggio per l'Asia Minore, scrisse sette Epistole: agli Efesini, ai Magnesi, ai Tralliani, ai Filadelfi, agli Smirnensi, ai Romani, a Policarpo. Queste Epistole abbondano di tenere esortazioni e lasciano trasparire uno spirito di gioia alla prospettiva dell'imminente martirio. Esse mettono in risalto il male dell'eresia e della divisione, e consigliano la sottomissione agli anziani della Chiesa.ù

Altri scritti:

L'Epistola di Barnaba (90 - 120 A.D.)

Giustino Martire (100 - 167 A.D.)

La 2° Epistola di Clemente (120 - 140 A.D.)

L'Epistola di Diogneto
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18/03/2011 10:52

I MANOSCRITTI

I manoscritti originali di tutti i libri del Nuovo Testamento, per quanto ci è dato sapere, sono andati tutti perduti.

Fin dagli inizi cominciarono a farsi copie di questi scritti per le altre Chiese, e così copie delle copie, una generazione dopo l'altra, man mano che le più vecchie si logoravano.

Il materiale da scrittura d'uso comune era il papiro, fatta con le fibre della pianta acquatica che cresce in Egitto. Si pressavano l'uno sull'altro due strati di esse, uno in senso verticale, l'altro in senso orizzontale, che venivano poi levigati. L'inchiostro veniva ricavato da carbone vegetale, gomma ed acqua.

Per brevi composizioni venivano usati singoli fogli mentre per quelle più lunghe si univano dei fogli, a formare rotoli, ciascuno dei quali era solitamente della lunghezza di circa m. 9 e largo cm 25.

Nel II sec. D.C. il libri del Nuovo Testamento cominciarono ad essere composti in forma di "codici", cioè come un libro moderno, in cui un volume poteva essere composto di un qualsiasi numero di fogli, con pagine numerate.

Il papiro non era molto durevole, diveniva friabile con il tempo o marciva con l'umidità e ben presto si logorava, tranne che in Egitto, dove il clima asciutto e le sabbie vaganti hanno consentito la scoperta ai nostri tempi di una sorprendente collezione di antichi documenti.

Nel IV sec. D.C. la pergamena sostituì il papiro come materia prima per la scrittura. La pergamena si ricavava da pelli dissecate, era molto più durevole e consentiva di darvi forma di libro.

Fino alle recenti scoperte di papiri egiziani, tutti i manoscritti esistenti della Bibbia erano su pergamena.

Con l'invenzione della stampa nel XVI secolo, cessò la compilazione di Bibbie manoscritte.

Esistono ora circa 400 manoscritti conosciuti della Bibbia, o di parti di essa risalenti a periodi tra il II ed il XV secolo. Questo può apparirci poca cosa, ma si tratta di un numero maggiore di quelli esistenti per qualsiasi altro scritto antico.

Per Omero non vi è alcuna copia completa conosciuta, anteriore al 1300 A.D. e per Erodoto non ve n'è alcuna precedente al 1000 A.D.

I tre manoscritti più antichi, maggiormente conosciuti, più completi e di maggior valore sono: il Sinaitico, il Vaticano e l'Alessandrino, che erano in origine Bibbie complete.

Il manoscritto Sinaitico: venne rinvenuto da uno studioso tedesco a nome Tischendorf, nel 1844, nel monastero di Santa Caterina, sul monte Sinai. Egli notò un cestino di rifiuti, pieno di fogli messi da parte per essere bruciati, fogli di pergamena con caratteri Greci. Ad un più attento esame essi si rivelarono parti di un antico manoscritto della Versione dei Settanta del Vecchio Testamento. Erano 43 fogli soltanto.

Nel 1853 tornò nuovamente al monastero per continuare la ricerca ma non trovò nulla.

In una sua successiva visita nel 1859, mentre parlava con l'economo intorno alla Versione dei Settanta, questi osservò che ne aveva un'antica copia e la recò avvolta in un foglio di carta. Era il resto del manoscritto di cui Tischendorf aveva visto i 43 fogli circa 15 anni prima. Osservando tra le pagine, questi comprese di stringere tra le mani il più prezioso manoscritto esistente. Dopo lunghe trattative internazionali, il suo possesso venne assicurato dalla Biblioteca Imperiale di Pietroburgo, dove restò fino al 1933, allorchè venne venduta al British Museum per una somma pari a mezzo milione di dollari. Si tratta di 199 fogli del Vecchio Testamento, e l'intero Nuovo Testamento, con l'Epistola di Barnaba e parte del Pastor di Erma, su 148 fogli, per un totale di 347 fogli di circa cm 38 X 33, scritti in bella grafia sulla migliore pergamena. Esso risale alla prima metà del IV secolo D.C. ed è l'unico antico manoscritto che contenga l'intero Nuovo Testamento. I 43 fogli di cui il Tischendorf riuscì ad entrare in possesso nella sua prima visita, si trovano ora alla Biblioteca di Lipsia.

Il manoscritto Vaticano risale al IV secolo e si trova alla Biblioteca Vaticana dal 1481. Mancano solo alcuni frammenti del Nuovo Testamento.

Il Codice Alessandrino, compilato in Alessandria nel V secolo, si trova al British Museum dal 1627. Si tratta dell'intera Bibbia cui mancano frammenti e con l'aggiunta delle Epistole di Clemente ed i Salmi di Salomone.
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18/03/2011 10:53

LE BIBBIE STAMPATE

L'invenzione della stampa a caratteri mobili, ad opera di Giovanni Gutemberg, nel 1454 A.D., rese la Bibbia accessibile a tutti, contribuendo in larga misura alla diffusione ed influenza della Bibbia tra il popolo.

In precedenza il prezzo di una Bibbia equivaleva alla paga di un anno.

Il primo libro stampato da Gutemberg fu la Bibbia. Uno dei suoi esemplari si trova ora alla Biblioteca del Congresso a Washington e venne pagato 350.000 Dollari.



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18/03/2011 10:53

LE ANTICHE TRADUZIONI

Il Vecchio Testamento venne scritto in ebraico ed il Nuovo Testamento in greco. Una traduzione vecchia del Vecchio Testamento, chiamata dei Settanta e risalente al III secolo A.C. era in uso comune ai giorni di Gesù. Il greco era la lingua comunemente usata in tutto il mondo romano.

L'antica versione Siriaica, risalente al II secolo D.C. veniva usata tra i Siri e di essa non si conserva alcun manoscritto.

La Pesitta Siriaica, risalente al IV secolo D.C. è basata sull'Antica Siriaica che essa sostituì del tutto. Pesitta significa semplice. Vi furono poi successive versioni Siriaiche.

L'Antica Latina, risale al II secolo e il Vecchio Testamento in essa contenuto venne tradotto non dall'ebraico, bensì dalla versione dei Settanta.

La Vulgata è una revisione dell'Antica Latina ad opera di Girolamo, del periodo 382 - 404 A.D.. Ad eccezione dei Salmi, il Vecchio Testamento fu tradotto direttamente dall'ebraico. Divenne la Bibbia dell'occidente per un periodo di mille anni.

La Copta, nel vernacolo parlato in Egitto, risale al II secolo D.C: e ad essa seguirono un certo numero di altre versioni.

Altre traduzioni: Nel IV secolo vi furono la Etiopica e la Gotica; nel V secolo, l'Armena; e nel IX secolo l'Araba e la Slava.

Con lo sviluppo del papato, la Bibbia cadde in generale disuso, soppiantata dalle decretali e dai dogmi dei concili e dei papi.

Con la Riforma Protestante si sviluppò un nuovo interesse per la Bibbia. Al giorno d'oggi, la Bibbia, o parti di essa, è stata tradotta in più di mille lingue o dialetti. Si calcola che attualmente nove decimi della popolazione mondiale possono leggere o ascoltare la Bibbia nella loro lingua.
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18/03/2011 10:54

ACCURATEZZA DELLA COPIATURA DEI TESTI SACRI

Bernard Ramm specifica che i manoscritti ebraici biblici sono stati preservati dagli ebrei come mai nessun altro manoscritto: "Con le loro 'massora' (parva, magna e finalis) tenevano il conto di ogni lettera, sillaba, parola e paragrafo. Avevano delle categorie speciali di uomini all'interno della loro cultura il cui solo dovere era quello di preservare e trasmettere questi documenti con praticamente perfetta fedeltà - scribi, avvocati, massoreti. Chi ha mai contato le lettere e sillabe e parole di Platone od Aristotele? Cicerone o Seneca?" (B. Ramm, "Protestant Christian Evidences", Chicago 1957 - Moody Press - pp. 230-231). Risulta sorprendente inoltre che, confrontando per esempio il testo biblico con gli scritti di Shakespeare, la Bibbia fu copiata a mano molto più accuratamente degli altri testi che hanno beneficiato anche di più moderni mezzi di stampa.


La cura con cui venivano copiati i testi antichi ha dell'incredibile.

I "talmudisti" (100-500 d.C.) avevano un intricato sistema per trascrivere i rotoli sacri della sinagoga. Samuel Davidson, ripreso poi da Geisler e Nix, riporta alcune regole, in vigore ai tempi dell'Antico Testamento:


- Il rotolo doveva essere di un animale puro.

- Preparato da un ebreo.

- Ogni pelle deve contenere un numero uguale di colonne per tutto il codice.

- La lunghezza e la larghezza delle colonne era predeterminata: non meno di 48 e non più di 60 righe, non più di 30 lettere di larghezza.

- L'intera copia andava prima "rigata", e se tre parole erano scritte senza la riga, diventava senza valore.

- Per essere autentica doveva essere "identica", senza deviazioni.

- Nessuna parola nè lettera nè uno yod (piccolo segno, paragonabile al nostro punto) doveva venir scritto a memoria.

- Tra ogni consonante doveva esserci lo spazio di un capello.

- Tra ogni nuovo paragrafo o sezione, lo spazio doveva essere di nove consonanti.

- Tra ogni libro lo spazio era di tre righe.

- Il V libro di Mosè doveva finire esattamente con una riga.

- Il copista doveva essere vestito sempre con un vestito integralmente ebraico.

- Doveva lavare il suo corpo.

- Non poteva iniziare a scrivere il nome di Dio con un pennino appena intinto nell'inchiostro.

- Scrivendo quel nome non doveva distrarsi neanche alla richiesta di un re.

Nel periodo massoretico (500-900 d.C., da "massora" = tradizione), il testo fu integrato con i punti vocalici per assicurarne la corretta pronuncia (infatti i testi ebraici erano composti di sole consonanti). Anch'essi trattavano il testo con la massima riverenza, escogitando un sistema intricato di controlli:

- Contavano quante volte ogni lettera dell'alfabeto capitava in ogni libro.

- Indicavano la lettera centrale del Pentateuco e quella centrale dell'intera Bibbia ebraica.

- Contavano praticamente tutto ciò che si prestava ad essere contato ed avevano sviluppato un sistema mnemonico per ricordare detti numeri.

I manoscritti greci erano scritti senza spazi tra le parole (scriptio continua). La difficoltà di quest'ultimo tipo di testo era più apparente che reale, perché le parole originali greche finiscono solo per vocale o dittongo, oppure in una delle consonanti Nu, Rho, Sigma, per cui non era così facile commettere errori, soprattutto ad una lettura a voce alta come era soliti fare allora.

da Paroladidio.com
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